Condannato per stupro a sei anni, ma lui è in Albania

L’accusa nei confronti di un operaio 35enne era quella di violenza sessuale ai danni di una disabile
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA

L’accusa era quella di violenza sessuale ai danni di una disabile. La condanna altrettanto pesante: sei anni di reclusione e 30 mila euro di risarcimento. Peccato che difficilmente Vladimir Ramaj li sconterà, visto che da quando i carabinieri gli hanno notificato le accuse è tornato in Albania.

Quella che è stata pronunciata nei confronti di un operaio albanese di 35 anni dal tribunale di Udine riunito in composizione collegiale (presidente Carla Missera, a latere Fraioli e Alcaro) è stata una sentenza che ha accolto le richieste di condanna avanzate dal pm Lucia Terzariol, cui la parte civile si era associata. A ripercorrere le fasi di quella vicenda, in aula, è stata la stessa vittima, una donna friulana di 32 anni con un handicap mentale. Lei, con un corpo di donna e la mente di una bimba di sei anni, ha raccontato con frasi semplici e gesti eloquenti quanto è successo in un non meglio precisato giorno di luglio del 2010.

Lei quell’uomo «alto e bello» lo conosceva di vista, lo vedeva ogni giorno mentre passava davanti al cantiere in cui lavorava. E un giorno le disse «sei bella» e la fece salire sul suo furgone. Quel breve viaggio terminò in un boschetto. Lì, la donna ha raccontato che lui le avrebbe fatto «delle porcherie» e che poi le avrebbe detto di tacere, minacciandola di morte. Allora lei ha mantenuto il silenzio, anche di fronte alle domande della sorella che la vedeva cambiata, sconvolta. Infine ha parlato. Ed è partita la denuncia ai carabinieri.

Il lungo processo in aula si è celebrato senza Ramaj, che è tornato in Albania dopo un incidente stradale che ha coinvolto un familiare. Ad assisterlo c’era l’avvocato Daniela Lizzi. Infine la sentenza.

«Questa condanna rappresenta un monito e ci conforta – osserva l’avvocato di parte civile Michele Lanzutti – ma dubito che lui la sconterà, nè pagherà il risarcimento. Resta il problema di una ragazza con un ritardo mentale che ha subito una doppia violenza».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto