Colautti non piace a tutti il centrodestra è già diviso

«L’intesa tra Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e liste civiche rappresentate da Loris Michelini è molto forte e sarà questo tavolo in maniera condivisa ad avallare un’unica candidatura. I nomi in pista in questo momento sono più di uno. Ogni ausilio può essere ritenuto utile partendo dal presupposto che nessuno ponga un’ipoteca sulla propria candidatura fatto salvo l’accordo di tutte le forze politiche». Parole di Massimo Blasoni, vice coordinatore regionale di Forza Italia e leader a Udine del partito. In parole povere «prima i programmi, poi il nome», come aggiungono gli altri leader della coalizione del centro destra. Nome che non uscirà subito dalla convention programmata a fine maggio, ma «in autunno», come ribadisce il consigliere comunale degli azzurri, Vincenzo Tanzi.
La discesa in campo alla poltrona di sindaco della città di Alessandro Colautti, attuale capogruppo in consiglio regionale di Alternativa Popolare, è vista da un lato positivamente dallo stesso Loris Michelini, uno dei papabili a guidare l’attuale opposizione alla conquista di Palazzo D’Aronco «perché – spiega – vuol dire che la coalizione è forte e c’è grande voglia di combattere», dall’altro in maniera fredda.
Atteggiamento che in questo caso contraddistingue la Lega Nord con il suo rappresentante al tavolo “Udine, rialzati”, Maurizio Franz, che su Colautti dice «Parla a titolo personale. Alternativa Popolare non mi sembra una forza politica appartenente a quel tavolo costituito una settimana fa».
Ancora più duro Pietro Fontanini, presidente della Provincia, che a sua volta si è messo a disposizione del centro destra. «Colautti – dice – rappresenta un partito che non si sa ancora se esiste o meno. Mi pare che abbia dalla sua una percentuale molto bassa di persone al seguito. Non penso che da solo possa raggiungere la somma dei voti di Lega e Forza Italia e che il suo nome possa mettere d’accordo tutti i partiti della coalizione».
Secondo Franz, «il tavolo è l’unico legittimato a prendere le decisioni. Ognuno deve prendersi la responsabilità e la paternità delle proprie affermazioni. In questo momento la priorità va al programma. Dobbiamo far capire al cittadino cosa va e cosa non va a Udine. Non ha senso parlare di convergenze in base a un singolo candidato».
Per Mario Pittoni, presidente della Lega Nord e capogruppo in consiglio comunale «il futuro di Udine si gioca sull’impegno che il primo cittadino saprà mettere nella gestione dei fenomeni migratori, che con Honsell ha visto stravolto il tessuto socio-economico di alcuni quartieri. Stavolta il risultato dipenderà non tanto dalla capacità di intercettare voti “moderati”, bensì dall’affidabilità, dalla chiarezza di idee e dalla forza che il candidato mostrerà di possedere in vista del braccio di ferro che lo aspetta con Roma per ridurre drasticamente i flussi verso il nostro territorio di migranti».
Ugo Falcone, dirigente provinciale e coordinatore per la città di Fratelli d’Italia, mette l’accento sul fatto che «il tavolo nazionale nato a Bologna e riproposto a livello locale vede per ora seduti Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e liste civiche. Con Alternativa Popolare non abbiamo tenuto finora alcun incontro. È prematuro per ora parlare di nomi. E comunque il candidato scelto dovrà coinvolgere anche la schiera di moderati tuttora indecisi».
«Ognuno può proporre in questo momento la propria candidatura – commenta Maurizio Vuerli, di Forza Italia –. Poi sarà la coalizione in base al programma a discuterne». Nel tessere le lodi di Colautti, lo definisce «persona che conosce bene la macchina amministrativa», ma pone un freno all’autocandidatura. «Nulla in contrario, ma il ragionamento va fatto prima di tutto sul programma. Bisogna raggiungere un accordo su alcuni temi come via Mercatovecchio e lo Stadio Friuli, su cui si gioca il futuro di questa città».
Per Paolo Pizzocaro, della lista Per Udine, «non vince uno solo, ma si vince tutti insieme. Non vedo negativamente la sua disponibilità a candidarsi anche per il rapporto di amicizia che ci lega. Bisogna scegliere però un’unica persona e andare avanti insieme convinti che quel candidato sia il più forte. Senza un programma serio si rischia di perdere questa importante sfida. E questa volta l’occasione per conquistare Palazzo d’Aronco è veramente ghiotta». E se Enrico Bertossi, un altro dei papabili, preferisce non commentare, Loris Michelini mette nuovamente sul piatto il proprio nome. «Dopo anni di servizio ritengo di conoscere bene la macchina amministrativa – spiega –, come espressione di quel mondo civico che non si riconosce più nei partiti. L’importante comunque è essere uniti e trovare il nome forte in grado di vincere».
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