Codroipo-Camino verso la fusione: dopo settant’anni di nuovo insieme? Lo dirà il referendum

Non è necessario raggiungere il quorum. Urne aperte domenica dalle 7 alle 23
Codroipo 13 Giugno 2016. Municipio e vedute del paese sulla fusione dei comuni di Codroipo e Camino. Foto Petrussi Foto Press
Codroipo 13 Giugno 2016. Municipio e vedute del paese sulla fusione dei comuni di Codroipo e Camino. Foto Petrussi Foto Press

CODROIPO. Sì o no? I cittadini di Codroipo e di Camino al Tagliamento domenica prossima sono chiamati alle urne per esprimere la loro opinione sulla possibile fusione dei due comuni.

Così, dopo settant’anni, Codroipo e Camino, rispettivamente il comune più grande e quello più piccolo del Medio Friuli, potrebbero tornare a unirsi dando vita al nuovo ente locale denominato Codroipo Camino. Se così fosse i cittadini sarebbero oltre 17 mila, condizione sufficiente, quella sopra i 15 mila abitanti, per un finanziamento della Regione di 500 mila euro per tre anni e di 250 mila euro all’anno per i successivi due anni.

Cifre e vantaggi su cui la campagna del sì ha puntato tutto, sottolineando la conseguente diminuzione della pressione fiscale per maggiori servizi.

Il referendum consultivo, tappa obbligatoria dell’iter che porta all’accorpamento di più enti, è stato fortemente voluto dai sindaci di Codroipo, Fabio Marchetti, e di Camino al Tagliamento, Nicola Locatelli.

Ora tocca ai cittadini decidere. Domenica, dalle 7 alle 23, sono interpellati per rispondere al quesito. Per la validità del referendum consultivo non è richiesto il raggiungimento del quorum di partecipazione per cui si ritiene approvato quando le schede del sì raggiungono la maggioranza dei voti espressi.

Tuttavia, l’esito della consultazione non vincola giuridicamente il legislatore. Ciò significa che anche nel caso in cui dovessero vincere i no, la Regione potrebbe decidere di fare la fusione e istituire il comune unico.

A Codroipo, come succede sempre in vista dei referendum, la cittadinanza si divide tra favorevoli, contrari e astenuti. Al netto di qualche indeciso dell’ultima ora e dei disillusi della politica che non hanno alcuna intenzione di andare a votare, il sentimento predominante nei confronti di questo accorpamento tra comuni è positivo.

Una crescita, in tutti i casi, sia dal punto di vista economico che politico e perché no, anche sociale. Emergono, tra le motivazioni dei cittadini propensi per votare sì, i vantaggi fiscali, i finanziamenti e la possibilità di potersi svincolare dal patto di stabilità.

«Ci sono più vantaggi economici per entrambi i Comuni - commenta Tania Mucignato - risparmiare sui costi e sul numero degli amministratori sicuramente porterà beneficio a tutti. Perché votare no se c’è la possibilità di stare meglio?».

Della stessa idea anche il signor Cesarino Tosi secondo il quale l’accorpamento dei due enti locali è un modo giusto per fare «economia di scala» cercando così una riduzione dei costi come succede già nel privato, nella gestione di tutte le attività economiche.

Per i codroipesi del sì, dunque, la fusione con Camino è un’ opportunità da non perdere, un sospiro di sollievo in un momento di crisi che potrebbe rilanciare, con l’arrivo di risorse, lo sviluppo commerciale.

Per molti altri però non è abbastanza: l’augurio è che questa fusione rappresenti soltanto il primo, piccolo, passo verso un’unificazione più grande che comprenda anche gli altri comuni del territorio.

Per il signor Michele di Monte, a favore del sì, sebbene il nuovo comune Codroipo Camino rappresenti una speranza «per sopravvivere a una tassazione elevata, insostenibile per i piccoli centri», bisognava fare di più e puntare sulla creazione di un ente più grande, magari di 50 mila o 60 mila abitanti.

Un punto caro ai convinti sostenitori del no, secondo i quali non si è fatto abbastanza e sostiene possa essere, poi, troppo tardi per includere Bertiolo e Varmo.

Secondo Nicolò Berti, per il no, la scelta della fusione con Camino è limitante e. «La capofila del Medio Friuli deve fare di più e - affema Nicolò - è sbagliato escludere Bertiolo e Varmo anche perché fare una fusione ha dei costi e non credo sia un primo passo, più piccolo, verso un progetto più grande. È una fusione limitata».

Accanto a lui Tomas Liani dice di votare no perché da cittadino di Codroipo non si è sentito coinvolto nella decisione avviata politicamente.

«Ritengo che il processo che c’è stato per arrivare alla proposta di accorpamento dei comuni non sia stato condivido con la popolazione. Invece credo sia proprio in questi momenti - continua- necessario integrare e rendere partecipe la cittadinanza. Bisognava fare le cose con più calma».

Tra le diverse voci codroipesi spunta una di Camino al Tagliamento. È quella di Luciano Comisso che, oltre a difendere goliardicamente il campanile del suo paese, si dice favorevole alla fusione .

«Domenica voterò per il sì - commenta Comisso - il mondo va avanti in questa direzione: non ci sono soldi e l’unica cosa che resta da fare è unirsi per fare meglio.

Inoltre - continua - anche se votassimo per il no, la Regione avrebbe la facoltà di decidere di andare avanti ugualmente, a questo punto decidiamo noi. Mi interesserebbe però a livello culturale che ognuno rimanesse fedele al proprio campanile». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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