Coca-party in autoscuola, la difesa: «Non si spacciava né si sniffava»

I legali dei Lenarduzzi: «Dipendenti e allievi? Nessuno è coinvolto». Martedì Giulio sarà interrogato



Gli avvocati di Claudio e Giulio Lenarduzzi passano al contrattacco e si preparano alla battaglia legale che avrà come prima tappa gli interrogatori di garanzia e poi l’udienza davanti al tribunale del Riesame per ottenere la revoca della misure cautelari. Per la difesa, nell’autoscuola di piazza Italia non si spacciava né si sniffava cocaina. Da escludere anche il coinvolgimento di allievi, sia nello spaccio sia nel consumo.

Ieri gli avvocati Francesco Mion e Luca Spinazzè hanno diffuso una nota stampa per puntualizzare, in via preliminare, i cardini della linea difensiva. Assistono il titolare dell’autoscuola, Claudio Lenarduzzi, 55 anni, e il figlio Giulio, 20 anni, studente: il giovane è in carcere, il padre ai domiciliari con braccialetto elettronico. L’accusa è quella di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’ordinanza con le misure cautelari è stata emessa dal Gip Rodolfo Piccin, a coronamento di una lunga indagine dei carabinieri cominciata lo scorso maggio. Secondo la ricostruzione accusatoria nelle aule dell’autoscuola si svolgevano festini serali “a invito” con consumo di cocaina. Consumo di droga che sempre stando a quanto emerso dall’indagine avveniva talvolta anche tra una lezione e l’altra: all’intervallo, invece della pausa caffè, c’era chi si concedeva un “tiro” di polvere bianca in bagno, per poi riprendere a fare lezione.

Un castello accusatorio che i legali si dichiarano pronti a smontare. Anzitutto, nel comunicato Mion e Spinazzè premettono che i loro assistiti «respingono ogni addebito così come portato a conoscenza dell’opinione pubblica» e annunciano che padre e figlio «forniranno la loro versione dei fatti all’autorità inquirente nei prossimi giorni».

I due avvocati precisano poi che le indagini «non vedono coinvolto alcun allievo» e viene escluso anche il coinvolgimento di dipendenti dell’autoscuola Lenarduzzi di Maniago «che è l’unica agenzia riconducibile al signor Claudio Lenarduzzi e i cui locali – sostengono ancora i legali – non hanno mai rappresentato luogo né di spaccio né di consumazione di sostanza proibite nel corso dell’esercizio dell’attività lavorativa».

L’interrogatorio di garanzia per Giulio Lenarduzzi è stato fissato per martedì mattina. Il padre Claudio comparirà invece davanti al giudice venerdì. Nel frattempo gli avvocati stanno concludendo l’esame della documentazione raccolta nell’ambito dell’indagine e valutano anche il ricorso al tribunale della libertà per chiedere la revoca delle misure cautelari.

I carabinieri del Nor della Compagnia di Spilimbergo, in collaborazione con i colleghi di Maniago e Montereale, avevano eseguito gli ordini di custodia cautelare giovedì pomeriggio. Il titolare dell’autoscuola era stato accompagnato nella sua abitazione dove si trova ora agli arresti domiciliari. Il figlio era stato invece portato in carcere a Pordenone. —





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