Classifica Censis, l’Università di Udine conquista il secondo posto: Bologna prima tra i grandi atenei

L’Ateneo friulano scala di tre posizioni il ranking delle università di medie dimensioni superando anche Siena

Università degli Studi di Udine (foto d'archivio)
Università degli Studi di Udine (foto d'archivio)

Sempre più iscritti all’università, le materie economiche in cima ma qualche problema a completare il ciclo di studi. E soprattutto la medaglia d’argento all’Università di Udine. Sono questi gli elementi più importanti della nuova classifica Censis delle università italiane che premia con il secondo posto l’Ateneo friulano tra quelli medi statali. In un continuo testa a testa tra Trento e Siena, quest’anno è Udine a guadagnare posizioni (+3) e collocarsi tra le due primatiste lasciando l’ateneo toscano al terzo gradino del podio.

Milano scavalca Firenze

Nel ranking dei mega atenei, quelli con più di 40mila iscritti, l’Alma Mater di Bologna non molla la prima posizione da 14 anni, seguita sempre dall’università di Padova e dalla Sapienza di Roma. In quarta posizione resta stabile Pisa mentre la Statale di Milano scavalca Firenze al quinto posto: un successo legato all’indicatore dei servizi per gli studenti.

Pavia guida i big

Non cambia il podio dei grandi atenei, quelli tra 20mila e 40mila studenti: oro sempre a Pavia, argento a Perugia e bronzo alla Calabria. Dopo Venezia Ca’ Foscari, quarta, avanza di due posizioni rispetto allo scorso anno l’università di Parma, seguita al sesto posto da Salerno che recupera ben cinque posizioni.

Camerino leader dei piccoli

Tra i mini, si fa per dire, atenei da 10mila iscritti in giù, Camerino mantiene sempre la guida, seguita stavolta dall’università della Tuscia che scala tre posizioni, terza è l’università delle Marche.

Più matricole ma meno laureati

Tra gli aspetti più interessanti del report Censis c’è quello che riguarda un disallineamento sintomatico tra i due principali dati: le matricole aumentano, ma crescono pure gli iscritti che mollano gli studi dopo il primo anno. Spia che le università attirano (di nuovo) eppure non trattengono.


La carica dei nuovi iscritti

Il segnale di speranza è dato dalle immatricolazioni che sono tornate a crescere dopo l’improvvisa battuta d’arresto dell’era pandemica. I dati dell’anno accademico che va a chiudersi con la sessione estiva non sono consolidati ma, confrontati con quelli paragonabili del 2021, dicono +2,2%: 7.152 neoiscritti in più. Il secondo aspetto incoraggiante è che a crescere sono anche gli immatricolati stranieri: +3,5%.

Il Centro Italia come calamita

L’aumento delle iscrizioni disegna però una cartina dell’Italia disomogenea: sono gli atenei del Centro ad aver beneficiato maggiormente della variazione positiva con il +9,3% di immatricolazioni, seguiti da quelli del Nord Ovest (+1,6%). Mentre il Nord Est, il Sud e le isole soffrono ancora con cali dal meno 0,2% al —2%.

Economia che attira di più

Quanto alle scelte curricolari sono i corsi di laurea dell’area economica, giuridica e sociale ad attrarre le matricole (+4,5%), seguiti dai corsi dell’area sanitaria e agro-veterinaria (+2,2%) e dalle discipline Stem (+1,1%). Unico neo, ma non è un’eccezione, piuttosto un trend, il segno meno davanti alle nuove iscrizioni ai corsi dell’area letteraria, artistica ed educativa.

L’abbandono al primo anno

Non altrettanto positivi i dati relativi alla continuità degli studenti: troppi quelli che lasciano. Nel 2021-2022 il 7,3% delle matricole ha abbandonato al primo anno. Non tutti hanno mollato del tutto l’università perché c’è chi ha solo cambiato facoltà o città. Ma resta il fatto che in dieci anni il tasso di abbandono è cresciuto di un intero punto percentuale.


Politecnici e privati: vince il Nord

La speciale classifica dei Politecnici vede in prima linea ancora una volta Milano. Mentre tra i privati sono, nelle rispettive categorie, la Bocconi, la Luiss e l’università di Bolzano a primeggiare.

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