Cividale: un’inchiesta scuote l’Italricambi già in crisi

CIVIDALE. La Procura di Udine ha emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti dei vertici dell’Italricambi, storica azienda friulana di Cividale, uno dei più affermati produttori mondiali di parti di ricambio in acciaio antiusura per macchine movimento terra. I titolari avrebbero “esterovestito” la società tramite una sede fittizia in Lussemburgo della controllante Tech.Int System S.A. allo scopo, secondo l’accusa, di evadere il fisco.
In questo modo avrebbero nascosto all’erario oltre tre milioni di euro di Irap e Ires nell’anno 2006. Omessa dichiarazione l’ipotesi di reato contestata all’imprenditore Giovanni Azzano Cantarutti, considerato dall’accusa socio occulto e amministratore di fatto della società lussemburghese, al legale rappresentante della stessa Giovanni Vittore e all’avvocato Gabriele Cianci, consulente legale della società, ritenuto anch’esso dalla Procura amministratore di fatto.
L’indagine è partita su indicazione dell’Agenzia delle entrate e tramite la Guardia di finanza sono state effettuate anche delle perquisizioni nella sede della controllate Italricambi spa in via dell’Industria dove gli investigatori ritengono ci fosse in realtà anche la sede decisionale ed effettiva della Tech.Int che di fatto avrebbe operato in Italia ma pagato le imposte in Lussemburgo. Di tutt’altro avviso sia Cianci, udinese di 57 anni, che Vittore ex funzionario di banca di 58 anni, entrambi difesi di fiducia da Paola Lerussi secondo i quali la Tech.Int è una holding regolarmente registrata in Lussemburgo dove paga le tasse.
«Per una società estera come la Tech.Int - sostiene l’avvocato Cianci, che non potendo difendersi da solo si è affidato alla sua collega di studio - è normale affidarsi a un legale italiano nel momento in cui si decide di operare anche in Italia e infatti si sono rivolti a me per questo. Ma da qui a dire che sia stato amministratore di fatto... Io mi sono limitato a fare il legale e la legge stabilisce con chiarezza che per essere considerato amministratore di fatto è necesario tenere i rapporti con le banche, con i clienti, i fornitori e dirigere i dipendenti, tutte cose che io, in qualità di avvocato, non ho mai fatto. Detto ciò, per quanto riguarda la Tech.Int abbiamo già presentato ricorso in commissione tributaria perché riteniamo di non dover presentare alcun reddito in Italia: l’ipotesi di esterovestizione è infondata e lo dimostreremo».
Cianci ha poi assicurato che in ogni caso non ci saranno conseguenze per la Italricambi e per i suoi dipendenti «perché c’è già una sentenza depositata che chiarisce che le sanzioni tributarie non si scaricano sulla controllata».
Anche l’avvocato Giuseppe Campeis, difensore di Azzano, udinese di 64 anni, si è detto fiducioso di poter chiarire che le contestazioni fatte al suo cliente sono infondate sia in merito al ruolo svolto in società che rispetto alle operazioni societarie di sua competenza.
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