Cividale, telefonata spegne la musica e la movida al Mun

In 1.500 erano accorsi per la serata con Patrick Percic. I titolari: «Niente contro la polizia, è mancato il buon senso»

CIVIDALE. A un paio di settimane dalla riapertura, avvenuta sotto i migliori auspici (due venerdì da pienone), il Mun Bistrot si trova già a fare i conti con un intoppo. In buona sostanza, la scarsa simpatia per la movida.

Questioni di musica all’aperto, dunque. E dalla gestione, così, arriva lo sfogo del caso. Andando per gradi: la seconda stagione del locale, che si trova all’interno del complesso Petrucco – a ridosso della Coop –, è partita lo scorso 22 maggio. Un venerdì, appunto, giornata scelta per la movida: sotto la regia di Patrick Percic, «figura che – puntualizza chi ha familiarità con il personaggio – riesce a muovere migliaia di persone», era andata in scena una grande festa, corredata appunto da intrattenimenti musicali.

E due giorni fa si è replicato, perché l'appuntamento sarà, come accennato, fisso, settimanale. Ma qualcosa, in questa seconda esperienza, è andato storto. Non certo a livello di afflusso: nell’arco della serata si sono avvicendate, al Mun, «all’incirca 1.500 persone», raccontano dall’esercizio. Numeri decisamente importanti, insomma.

Il punto è che qualche residente non ha, evidentemente, gradito il flusso sonoro all’esterno del Bistrot e deve aver pensato bene, così, di attivare vigili e polizia.

Il racconto arriva dallo stesso Percic e dal titolare, Marco Colle: «Verso le 17 siamo stati avvisati dagli agenti che avremmo dovuto fermare la musica alle 22.

Non lo abbiamo fatto e intorno alla mezzanotte, così, si sono ripresentati: nulla da dire, al riguardo; i poliziotti hanno semplicemente eseguito il proprio dovere, si sono comportati in maniera correttissima nei nostri confronti ed è pure vero, a dirla tutta, che vi è un piccolo cavillo che – allo stato attuale – non ci permette di fare musica all’aperto fino alla chiusura del locale. Avevamo richiesto tutte le necessarie autorizzazioni, ma abbiamo altresì scoperto che a Cividale vigono norme differenti da quelle udinesi».

Ammissione di responsabilità, dunque, ma con puntini sulle “i”: «Premettendo che si confida di superare l’impasse a brevissimo – dice Patrick Percic –, ci sembra di trovarci davvero di fronte a una dimostrazione di scarso buon senso. Grazie a noi sono arrivate in loco 1.500 persone: provenivano, oltre che dall’Udinese, da Pordenone, da Monfalcone, da Grado.

Tutta questa gente crea indotto, perchè in buona parte giunge in città già nel pomeriggio, visita il centro e i suoi negozi, consuma l’aperitivo nei bar, parcheggia negli stalli a pagamento. Se noi lavoriamo, dunque, ci sono tanti altri che vengono aiutati a lavorare. Va detto, infine, che il volume della musica è contenuto e non si sono verificati schiamazzi».

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