Cividale, “attacco” all’acquedotto Poiana

CIVIDALE. Due furti, nell’arco di un paio di giorni appena, ai danni dell’acquedotto Poiana di Cividale, che già lo scorso mese di aprile aveva subìto le conseguenze di un’incursione nel depuratore di via degli Abeti: e proprio in quella struttura si è consumato, adesso, un nuovo blitz, che ha lasciato strascichi ben più pesanti del precedente.
Il secondo raid, invece, è stato messo a segno nella casetta dell’acqua di via Tombe Romane, dalla quale nottetempo – molto probabilmente fra domenica e lunedì – sono stati asportati sei faretti a pavimento e tre a parete.
Ma tornando al depuratore: ad agevolare i malviventi, in questa come nella precedente sortita, è stata certamente l’assenza di sistemi di videosorveglianza (che saranno tuttavia installati a breve, anticipano dal Poiana: la doppia scorreria non lascia alternative).
La scoperta dell’incursione è avvenuta mercoledì, durante un ordinario sopralluogo alla struttura da parte del personale tecnico: forzata la porta d’ingresso, i ladri – gente esperta nel settore, che sapeva esattamente cosa cercare e come agire – hanno prelevato un computer, con relativo cablaggio, e una serie di strumentazioni funzionali alla gestione automatizzata dell’impianto (si sono accusate ripercussioni, quindi, sul fronte “logistico”). Sono stati sottratti un analizzatore di rete, due pannelli operativi, sonde, un termostato.
Per completare l’opera, i malviventi si sono impadroniti pure di un estintore. Il valore della refurtiva non è stato ancora stimato con precisione ma si aggira certamente sull’ordine dei 10 mila euro.
Sui due casi stanno indagando adesso i carabinieri della Compagnia di Cividale, cui l’acquedotto ha immediatamente sporto denuncia. Anche nell’irruzione di aprile i ladri avevano fatto incetta di materiale tecnologico (che aveva incluso, nel caso, alcune antenne): il danno era stato quantificato in circa 5 mila euro. Potrebbe trattarsi, dunque, della stessa banda.
Per entrare i delinquenti avevano spaccato, allora, il vetro di una finestra. Si erano introdotti nella sala in cui sono installati i quadri elettrici e avevano staccato la corrente per prelevare i cavi. Pochi istanti dopo l’avevano riattaccata, in modo tale che l’interruzione sembrasse una semplice anomalia.
Il fatto che in zona non vi sia ancora, come accennato, alcun sistema di allarme né, soprattutto, di videosorveglianza (per non parlare, poi, della posizione defilata del depuratore, che sorge al termine di una strada senza uscita) aveva certamente favorito l’azione criminosa.
«Amarezza» per l’accaduto è espressa dal sindaco Stefano Balloch: «L’amministrazione, purtroppo, si è ripetutamente trovata a fare i conti con situazioni del genere», commenta il primo cittadino, ricordando che numerosi, nel corso degli ultimi anni, sono stati «i furti, come nel caso specifico, ma pure i gesti di inciviltà perpetrati sul territorio comunale».
«Atti – dichiara – che vanno a incidere sulle casse dell’ente in un momento notoriamente critico e contraddistinto, fra l’altro, da precisi vincoli per l’utilizzo dei fondi in cassa: spesso, così, siamo impossibilitati a porre in essere interventi di ripristino».
Intenzione della giunta, non per nulla, è incrementare sensibilmente il meccanismo di controllo (a mezzo telecamera) dei punti sensibili, a cominciare dai contesti dei parchi urbani: «È uno dei nostri obiettivi prioritari – conferma Balloch –: ad oggi sul territorio sono attive 33 telecamere, ma puntiamo a estendere notevolmente la rete».
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