Cividale, addio al giovane morto sul campo di calcio

CIVIDALE
E’ uno strappo brutale la morte di un figlio: è un sovvertimento dell’ordine naturale, un capovolgimento dei normali flussi della vita. E proprio per questo è un dolore che non ha pari, opprimente come nessun altro. Nella famiglia di Germano Aviani, il 33enne che sabato scorso è stato ucciso da un infarto durante una partita di calcio, c’è ora un vuoto immenso. «E ci sono interrogativi cui non si può dare risposta». L'arciprete di Cividale, monsignor Livio Carlino, ha interpretato ieri, nella sua omelia - durante la cerimonia funebre del giovane, svoltasi nella chiesa parrocchiale di Rualis e seguita da centinaia di persone -, i sentimenti di sconcerto di tutti. Dei parenti di Germano, in primis. Ma anche dei tantissimi amici del ragazzo e della comunità in genere, che dalla tragedia è rimasta colpita.
«Non ci sono parole per blandire la sofferenza causata da una morta prematura e improvvisa - ha esordito il sacerdote -: Germano se ne è andato nel pieno della sua giovinezza, in modo inatteso. Quante cose avrebbe ancora potuto fare, aveva un’intera vita davanti a sé. In ognuno di noi, in una situazione così struggente, nascono domande su domande. Vorremmo capire perché, dare un senso agli eventi. Ma non illudiamoci, riuscirci è impossibile. Non avremo mai le risposte che cerchiamo. Un po’ di luce e di conforto può arrivarci solo dalla fede: lasciamoci guidare da Dio, l’unico che può dare la forza di portare un peso grande come quello della scomparsa di un giovane». Nell’accoglimento della lezione evangelica sta, dunque, la chiave per accettare - gradualmente - la prova più dura che può toccare a un genitore. «La storia di ogni uomo - ha proseguito monsignor Carlino - non termina nel tempo della sua vita terrena. Per noi credenti si apre, al contrario, una prospettiva di eternità: Germano continua a esistere, a essere con noi».
Sulla bara, ricoperta di fiori bianchi, era stata adagiata anche la maglietta della Polisportiva Valnatisone - la squadra con cui Aviani giocava -, a testimonianza della profonda passione che il 33enne nutriva per quello sport che poi, in qualche modo, lo ha tradito. Fra la folla di amici è sfilata anche una piccola rappresentanza della Banda Titolare di Orzano (con il gonfalone del corpo musicale), nella quale Gerry suonava. E dal presidente della Valnatisone, Giovanni Nigro, arriva infine la secca smentita dell’ipotesi che a determinare il malore fatale sia stata una pallonata: «Nulla del genere».
Lucia Aviani
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