Cittadini come attori: un centinaio risponde al progetto del Css

UDINE. Tanti. Almeno un centinaio. Donne e uomini. Più donne. Le età, quelle, diverse. Dal minorenne al trentenne, al pensionato.
Così, insieme in un teatro, il San Giorgio, hanno risposto alla chiamata del Css Teatro Stabile di Innovazione del Fvg che aveva in mente un progetto: il teatro come arte partecipata, in una stagione teatrale condivisa che ha come tema le relazioni: intime, private, sociali, pubbliche.
Certo lo spettacolo, che andrà in scena il 5 novembre al teatro Palamostre, per inaugurare la nuova stagione, è come dire la meta finale.
Ma in ballo c’è molto di più, almeno nelle premesse: i rapporti tra le persone. Le domande poste ieri ai partecipanti presenti al primo incontro pubblico, da Rita Maffei, regista del progetto, agli udinesi che hanno scelto di misurarsi con la realizzazione di uno spettacolo in collettivo costruito in sei settimane, partono dall’immagine scelta come locandina della Stagione di Contatto dove campeggia un uomo, giubbotto in pelle e casco, e definito dalla platea dei “futuri protagonisti” «un pilota spaesato».
E se arrivasse qualcuno, da un’altro paese, cosa gli potremo raccontare del posto dove è capitato? Dove è qui? Dove siamo noi? E chi siamo? «Non è che il “pilota spaesato” siamo noi?» ha chiesto Maffei.
«Per raccontare la città non si può fare a meno dei suoi cittadini - ci aveva confidato prima dell'incontro. La chiamata che abbiamo lanciato è per un lavoratorio teatrale aperto a tutti da fine settembre, a chiunque si senta cittadino di Udine, dalla nascita, per scelta, adozione, integrazione. Ma sia chiaro non racconteremo Udine. Ma il posto dove viviamo, che è fatto dalle persone che lo abitano. Come ognuno di noi la vede e la vive. Non ci saranno i personaggi che hanno fatto la storia e neanche quelli dei giorni nostri».
Poi il teatro, che ha le sue regole chiede tempo per la qualità. E allora ecco che alcuni dei convenuti, in lotta con il lavoro, gli impegni e le famiglie, fa marcia indietro. Altri si stupiscono che il teatro, luogo del “to play” del gioco, richieda presenza costante. Qualcuno chiede la «prova generale in pausa pranzo» che - risponde Maffei - «nella storia del teatro non si è mai vista e per scaramanzia si fa in orario di spettacolo, il giorno prima».
La regista è flessibile ma ha il compito di condurre il gruppo alla meta. Il pubblico che ci sarà e che negli obiettivi della regista «sarà spaesato», almeno a tratti, vorrà vedere un gioco che funziona.
«Senz’altro ci saranno gli stati d’animo, le informazioni, le narrazioni di tutte le persone che vorranno comporre il puzzle della nostra città. Forse le storie non saranno sempre vere, anche se ognuno agirà sul palco mantenendo il suo nome, magari i racconti ce li scambieremo. Senz’altro saranno autentiche. Io non ho paura, conclude Maffei, siamo senza rete. Ma i voli più belli sono cosi».
Con Rita Maffei lavoreranno altri due professionisti della scena: la danzatrice e coreografa Marta Bevilacqua (Arearea) e la scenografa Luigina Tusini. La gente, non la storia, le microstorie, non la retorica. Nessuno avrà nulla da dimostrare. Solo raccontare e accogliere.
Si troveranno per guardarsi negli occhi, rispecchiarsi negli altri, capire chi sono. Non rappresenteranno altro che se stessi. Un’occasione, che solo il teatro offre.
Nell'era dei social, in cui mai ci si guarda in faccia, un'occasione da non perdere. Lunedì si comincia. "Latitudine 46 03 43 Nord - Longitudine 13 14 32 Est" è il titolo.
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