Ciriani: «Se la giunta ci snobba avvieremo alleanze con Treviso e Venezia»

Pordenone verso il ballottaggio. Intervista al candidato sindaco del centrodestra

PORDENONE. Ha fatto della sua campagna elettorale puntando sull’orgoglio sopito dei pordenonesi, rivendicando la necessità che Pordenone sia una città autorevole, al pari di Udine e Trieste, una città capace di far valere le proprie ragioni nel negoziato con la Regione.

Se sarà sindaco avrà a che fare con un esecutivo di colore politico diverso dal suo, con un’amministrazione a cui non ha risparmiato critiche aspre in questi mesi.

Ciriani dopo una campagna muro contro muro non teme un difficile dialogo con la giunta regionale se sarà sindaco?

«Ho sempre detto che un conto è la campagna elettorale e un conto è amministrare. Se sarò sindaco il primo atto che farò sarà chiamare Bolzonello, il mio referente territoriale in regione, per chiedergli di sederci attorno a un tavolo e lavorare assieme per il bene di Pordenone».

Quale sarà il rapporto con la Regione ai tempi delle Unioni territoriali intercomunali?

«Purtroppo questa riforma mortifica i sindaci. Lo dicono apertamente quelli che si sono ribellati e lo dicono a denti stretti anche quelli che hanno aderito alla riforma per contiguità politica. Purtroppo è una riforma centralista e non è affatto vero che alcune funzioni trasferite dalla Provincia alla Regione torneranno al territorio. Come ho già detto in più occasioni, vorrei che Pordenone potesse costituire Uti a sè iniziando magari a creare sinergie, attraverso convenzioni, prima di allargare le maglie. Normalmente prima ci si fidanza e poi ci si sposa. Se invece non sarà possibile, dovremo iniziare a ragionare con tutte le Uti perché ci sono temi di area vasta – rifiuti, acqua, sociale – che hanno bisogno di una pianificazione sovracomunale».

Trieste, per parafrasare una celebre ricerca di Abele Casetta, è ancora lontana?

«Purtroppo lo sarà sempre di più. Non è per volere sempre difendere la Provincia, ma davvero credo che si sia fatto un errore gravissimo. La Provincia andava potenziata, con trasferimento di funzioni oggi in capo alla Regione, e all’ente regionale andava lasciata la pianificazione strategica. Invece avremo una Regione monstrum. Era più opportuno plasmare le politiche sul territorio piuttosto che controllare tutto, contravvenendo al principio di sussidiarietà».

Pordenone con Ciriani sindaco sarà più vicina al Friuli o, come vorrebbe una parte della sua coalizione, al Veneto?

«La Regione ha sbagliato su tante cose. Ha mostrato scarsa sensibilità alle istanze pordenonesi: basti pensare al dibattito su presidi quali Camera di commercio, fiere, università, Prefettura e mi fermo qua. Se ci fosse stata una pianificazione seria si sarebbe trovato un equilibrio anche nelle forme di rappresentanza. Un equilibro che oggi rivendichiamo. Nessuno deve o vuole fare le guerra a Udine o al Friuli, ma visto che gli schemi sono saltati per via di riforme mal congegniate, non credo sia un’eresia se Pordenone inizia a ragionare di Fiera con Treviso o di turismo con Venezia. Fino a oggi si è sentito parlare di macroregioni: mi pare che il principio sia lo stesso delle Uti».

Crede che siano maturi i tempi per superare il dualismo Pordenone-Udine?

«Molto dipenderà dall’autorevolezza della classe politica e dalla dignità garantita al territorio. Ripeto: non serve fare guerre, ma bisogna evitare per esempio che si concentri la presenza dei primari udinesi negli ospedali pordenonesi per dirottare pazienti verso Udine e non Trieste, cosa risaputa. C’è un errore, sicuramente storico, da parte della Regione nel rapporto con il nostro territorio, ma chi si era promesso di risolverlo non lo sta facendo. Anzi l’alleanza tra Udine e Pordenone sarebbe un bene per noi, adesso invece ci sono più motivi di rammarico. So che Bolzonello è molto arrabbiato, ma se è vero che abbiamo gli stessi obiettivi ce lo dimostri. Tutti vogliamo che Pordenone sia davvero un capoluogo autorevole e allora iniziamo a ragionare ragionare politicamente. Vogliamo dire che i sottofinanziamenti e la posizione di serie B sono frutto di errori di tutti? Va bene, tiriamo una riga e ripartiamo però».

Invece che rapporti vede tra Pordenone e Trieste?

Per noi Trieste è distante da molti punti vista, è più che altro la sede della Regione. Però credo che si possa creare un’alleanza importante tra il porto e il nostro Interporto. Immagino che Interporto possa diventare da un lato riferimento per tutte le aziende manifatturiere del territorio che vogliono movimentare la merce attraverso rete ferroviaria, dall’altro retroporto proprio di Trieste e proprio grazie al collegamento gomma-ferro. Fino a oggi se ne è solo parlato, penso che i tempi siano maturi per dare concretezza al progetto».

Quando era in Provincia è riuscito a creare un’alleanza con gli altri presidenti, anche se di fede politica diversa dalla sua. Da sindaco farà lo stesso?

Il modello dell’Unione delle province è stato un modello vincente e doveva essere seguito. Il fatto che quattro presidenti, di colore politico diverso, fossero concordi nel contrastare la riforma doveva essere un campanello d’allarme per la Regione che invece ha chiuso la porta a ogni proposta di confronto costruttivo e basato su numeri seri. Purtroppo è mancata l’interlocuzione istituzionale, tutto è stato ricondotto a ragioni politico-partitiche. Credo che il modello di dialogo istitizionale creato con l’Upi sia replicabile anche coi sindaci e sia auspicabile su temi quali sanità, acqua, rifiuti, per citarne alcuni. Purché i sindaci ascoltino il loro territorio e meno le segreterie dei partiti».

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