«Ciao Morena, lasci un vuoto incolmabile»

Centinaia fra amici e parenti ieri nella chiesa di San Valeriano a Gradisca «Aveva un fisico minuto ma un cuore grande e l’ha dimostrato fino all’ultimo»
Di Luigi Murciano
Bumbaca Gorizia 25.02.2016 Funerale Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 25.02.2016 Funerale Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRSADISCA. Stretti in un abbraccio infinito come il loro dolore. Stefano Romanut e il figlio Timothy hanno assistito così ai funerali di Morena Bridarolli, moglie e mamma che il destino ha atteso al varco, spietato, in un maledetto lunedì mattina lungo la regionale 305.

La pur capiente chiesa gradiscana di San Valeriano, in borgo Basiol – il rione gradiscano dove buona parte della vita familiare e professionale di Morena si è svolta, e dove ha purtroppo ha incontrato una fine improvvisa - ha faticato non poco a contenere il fiume di persone che ha voluto salutare per l’ultima volta la 48enne parrucchiera. Centinaia e centinaia fra parenti, amici e colleghi si sono stretti attorno alla famiglia Bridarolli. Due comunità unite in un ideale abbraccio: quella di Gradisca, dove la donna ha lavorato e vissuto, e quella di Cormòns, paese di origine del marito e degli amici più cari. Stefano e Timothy sempre strettissimi fra loro: il primo quasi a proteggere il figlio da un dolore così profondo e inspiegabile per un adolescente; il secondo a sostenere il papà, a dargli un senso.

Le esequie sono state concelebrate da don Ignazio Sudoso, assieme al cappellano don Giulio Boldrin, al parroco di Cormòns don Paolo Nutarelli, e all'ex parroco della Fortezza don Maurizio Qualizza.

«Siamo qui con il mondo che ci è crollato addosso – ha affermato nella sua omelia don Ignazio Sudoso –: Morena ci ha lasciato un vuoto incolmabile. Siamo qui perchè vogliamo provare a sostenere i suoi cari nel momento tanto difficile, che fa vacillare tutte le nostre certezze».

«A rendere significativa un’esistenza – ha proseguito il sacerdote – è l’amore, il sapere prendersi cura degli altri. E queste sono state senza dubbio alcuno le coordinate della vita di Morena. Basti pensare alla sua professione: con il suo lavoro competente e appassionato, lei nel suo piccolo, quotidianamente, rendeva in qualche modo migliore la vita delle persone». «Ma lo ha fatto anche nel momento più difficile e misterioso, quello della morte – ha sottolineato –: con il gesto della donazione degli organi, lei consente ad altri di continuare a vivere. Il vangelo di Giovanni ci ha parlato di un posto che ci è preparato: ebbene, Morena questo posto l’ha già costruito qui, nel corso della sua vita. Ci ha dimostrato che il credere coincide con la capacità di amare, di prendersi cura del prossimo, di rendere migliori i luoghi in cui si è vissuto. Lei ci ha insegnato come si fa». «E questo – ha concluso don Sudoso – è qualcosa di indistruttibile, eterno, anche in un momento di distacco che fatichiamo a comprendere».

Commosse anche le testimonianze al termine della liturgia e prima della partenza della 48enne gradiscana per il luogo della cremazione: «Aveva un fisico minuto, ma un cuore grande – le parole rotte dalla commozione di un’amica –. La sua passione era il lavoro ed era riuscita a festeggiare 25 anni di attività, ma il desiderio più grande realizzato da Morena è stato essere riuscita a trasmettere a Timothy la dedizione per la sua stessa professione».

Don Maurizio Qualizza si è soffermato sul nobile gesto della donazione degli organi: «Vorrei dire grazie a Stefano e Timothy per avere permesso a Morena di fare l’ultimo grande dono: quello dei suoi organi. La parola di Gesù è questo: non vi è amore più grande che dare la vita per i propri amici».

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