Chiosco di angurie, a Prata resiste da 42 anni

PRATA. Tanti sacrifici e altrettanta passione da 42 anni: il chiosco di angurie “Da Cesira” a Prata è uno dei pochi rimasti aperti nel Friuli occidentale. Cesira Cecchetto è l’ultima “regina” delle serate estive al sapore di angurie e meloni: il suo chiosco è posizionato all’incrocio tra le vie Gabbana e Campagnoli.
«Tante cocomeraie sono sparite – ha spiegato Cesira col sorriso, districandosi tra clienti e tavolini – Questo è un lavoro stagionale che richiede sacrifici: non si guarda mai l’orologio». Davanti alla bilancia Cesira pesa e soprattutto “valuta” a polpastrello e con il colpo di nocca la bontà del cocomero.
Da 42 anni “la Cesira”, come la chiamano tutti, apre dopocena, da maggio a settembre. La sua cocomeraia è sopravvissuta alla concorrenza dei supermarket e dei mercatini a chilometri zero: «Una volta erano numerosi i chioschi nel pordenonese, ma sono cambiati i tempi e si è rimasti in pochi». Una volta era un rito fermarsi a mangiare la fetta di anguria e melone al fresco.
Nel chiosco di Prata si respira ancora quell’aria vintage, carica di ricordi: arriva gente in bicicletta e quelli in auto sono pendolari anche da Sacile e Pordenone, per la fetta di cocomero in relax: volendo c’è anche il resto della frutta («Uva, mele e pesche per variare l’offerta»). «Sono lontani i tempi in cui una fetta d’anguria, gustata in un chiosco, bastava a fare la serata oppure il dopocinema – ha sottolineato Cesira – I mercati cambiano, fortunatamente c’è ancora gente rimasta affezionata alla semplicità». E questo fa la differenza.
Negli anni Novanta i chioschi ancora resistevano. Di fatto, i cocomerai di paese e lungo le strade hanno gettato la spugna uno dopo l’altro. La tradizione ha le radici negli anni Sessanta e Settanta, quando si inforcava la bicicletta o il motorino in gruppo per passare la sera d’estate in compagnia, mangiando fette di anguria vendute a prezzi popolari nei chioschi in campagna.
Le vecchie cocomeraie sembravano capanne, con le tettoie di frasche sopra le file di tavolini, tra i secchi colmi d’acqua e d’angurie galleggianti, da gustare a fette dopo il taglio e la prova del tassello. Chi ha mollato è stato messo in ginocchio dalla concorrenza dei supermercati: il cocomero si porta sul tavolo di cucina a fette con il carrello della spesa.
«Non c’è più la poesia nel rito dell’anguria se non la si gusta al chiosco d’estate» ha ricordato Cesira. Bei tempi andati quelli delle “baracchine”, come venivano chiamati i chioschi. Luoghi simbolo dell’estate d’antan, sono rimasti strozzati dalla spirale di tasse e spese varie. Ma c’è chi ancora resiste.
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