«Chi mi ha sparato ora deve pagare»

Gorizia, parla il fattorino porta-pizza colpito dal proiettile di un flobert: poteva rovinarmi la vita, è stato un atto folle

GORIZIA. «Se penso che il pallino di piombo avrebbe potuto centrarmi in un occhio, nel timpano o nella giugulare, rendendomi cieco, sordo o peggio ancora, rovinandomi la vita per sempre, mi viene una rabbia allucinante. Più che una bravata, la definirei un atto folle. Il ragazzo che ha sparato deve pagare per quello che ha fatto».

Il giovane di 29 anni colpito all’orecchio dal proiettile del flobert ad aria compressa esploso da un appartamento di via Marconi è sconvolto. Si chiama Andras Csaszar, un nome che rivela le origini magiare del padre, ma è nato a Gorizia.

Da tempo risiede nel capoluogo isontino e ora lavora per la pizzeria “Agli archi” di via delle Monache come fattorino “portapizze”. Le sue passioni sono la musica e la cucina vegana. E oltretutto è pacifista, animalista e contrario all’uso di ogni genere di arma.

«Erano le 19.15. Stavo andando e piedi proprio alla pizzeria – Andras ripercorre i fatti di martedì sera – per definire gli orari di lavoro. Fra il negozio di parrucchiere e la farmacia, in via Crispi, ho scambiato per 30 secondi un saluto con un collega di lavoro che stava effettuando una consegna. Poi ho continuato a camminare. All’altezza della farmacia, ho avvertito una specie di sibilo e subito dopo un colpo fortissimo all’orecchio destro. D’istinto mi sono voltato verso destra per capire cosa fosse successo, ma non ho visto nulla di anomalo. Mi sono portato la mano all’orecchio e ho tastato gocce di sangue e qualcosa nella cartilagine superiore, proprio sotto il bordo ma non capivo cosa fosse, ho addirittura ipotizzato che fosse partito un pezzo di metallo da un’automobile. Allora ho proseguito verso la pizzeria e ho chiesto al titolare di guardarmi l’orecchio. Lui ha esclamato: bello il piercing. Al che ho ribattuto che temevo di essere stato impallinato. A quel punto mi faceva male, sentivo pulsare la ferita e mi girava la testa. Ho chiesto uno strappo a un conoscente che abita nelle vicinanze fino all’ospedale».

Al pronto soccorso dell’ospedale gli hanno subito estratto il pallino, facendo un punto di sutura. «Sei il primo in tutta la mia vita che vedo con un pallino nell’orecchio», il commento sorpreso del medico che l’ha curato. Poi è arrivata la Polizia. Andras elogia l’efficienza e la rapidità della squadra Mobile e delle Volanti: «In meno di 24 ore sono riusciti a individuare il colpevole e l’appartamento dal quale è stato sparato il colpo. Mi hanno chiesto di accompagnarli, mercoledì, nel sopralluogo. Alle 17.30 hanno perquisito l’appartamento e sequestrato la carabina e le piante di marijuana. Ho seguito tutto da via delle Monache, ero curioso. Così ho visto la Polizia portare via con le auto dei ragazzi sconosciuti».

Andras è perplesso: «Alla loro età non mi sarei mai sognato di sparare in strada per gioco ai piccioni alle persone e neppure di impugnare una carabina. Trovo assurdo che non serva alcun tipo di licenza per acquistare una carabina ad aria compressa, quando invece è un’arma che può fare del male, e trovo ancora più assurdo che alcune persone se la tengano in casa per sparare piombini: sono pericolosissimi. Usare come bersagli degli animali è, poi, una crudeltà inaudita. Hanno dichiarato che era un passatempo: questa leggerezza mi pare un fatto grave. Quando l’ho raccontato a mia sorella, non ci credeva e mi ha detto: non passerò mai più in via Crispi».

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