Cerimonia degli alpini per i 25 anni del monumento

È uno dei pochi che rappresenta la sconfitta e non celebra la vittoria dell’esercito italiano

È uno dei pochi casi di monumento ai caduti che rappresenta non la vittoria e il trionfo, ma la morte e la sofferenza. È quello realizzato a Vallenoncello, per volontà di un comitato di cittadini, e che oggi “compie” venticinque anni. Per l’occasione il gruppo alpini di Vallenoncello ha organizzato una mattinata di celebrazioni che cominceranno alle 10.30 con l’ammassamento e l’alzabandiera, quindi la messa alle 11 celebrata da don Giacomo Tolot e a mezzogiorno la deposizione di una corona e gli onori ai caduti. A seguire, l’intervento delle autorità e un rinfresco che le penne nere offrono alla cittadinanza.

Il monumento si trova in prossimità della chiesa dei santi Ruperto e Leonardo, in via Chiesa di Vallenoncello. Fu inaugurato – con la presenza della fanfara della Brigata alpina Julia e dei reduci di guerra – il 22 marzo 1992. «Sino a quel giorno – ricorda Gianni Babuin, capogruppo degli alpini di Vallenoncello, con il parroco don Giacomo Tolot – quell’area era pressoché in abbandono. Gli alpini la sistemarono e pulirono in attesa di collocarvi il monumento di cui il quartiere era sprovvisto». C’era, infatti, una lapide dove erano stati incisi i nomi dei caduti – 38 nella guerra del 1915-18, 40 nella seconda – e la frase “ecce beatificamus eos qui sustinuerunt”, glorifichiamo quelli che hanno fatto la guerra. «Scavammo – è il ricordo delle penne nere – mettemmo i cordoli, il ciottolato, sistemammo l’area in abbandono dove c’era un orto incolto».

Allora, si formò un comitato promotore del monumento, con a capo l’attuale presidente della Società Panorama Gianni Furlan, che raccolse fondi tra la gente e gli sponsor e si rivolse agli architetti Martin e Colin. Fu poi lo scultore Pierino Sam a rendere realtà il progetto: un bronzo fuso in una fonderia artistica vicentina che rappresenta «la disfatta militare e umana della persona», per dirla con le parole di don Giacomo Tolot. È infatti uno dei rari casi di monumento che non inneggia alla vittoria. Tre sculture di altrettanti alpini: uno morto, uno morente e uno che sostiene il morente. «Rappresenta tutti i caduti di tutte le guerre, di tutti i corpi». Ogni anno vi si tiene la commemorazione del 4 novembre. La manifestazione è organizzata in collaborazione conil Gruppo marciatori, l’Avis, il Gruppo sportivo di Vallenoncello. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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