Ceramiche Galvani: l’identità pordenonese in mostra al Ricchieri

Galvani, un nome che a Pordenone significa ceramica e che è la perfetta sintesi tra manifattura e cultura, «rappresentazione della crescita in ambito imprenditoriale, culturale e di costume di questo territorio» sintetizza l’assessore alla cultura Pietro Tropeano. Ed è con questo spirito che il museo Ricchieri, a settembre (vernice il 7), ospiterà una mostra del tutto particolare: tra le collezioni del museo civico, infatti, sarà inserita una selezione di pezzi della vasta collezione di ceramiche che il museo possiede e la parte dei disegni preparatori che sono stati restaurati dal Centro studi e restauro di Gorizia, specializzato nel recupero dei documenti cartacei.
Siamo stati a vedere in anteprima alcuni allestimenti che il museo sta predisponendo in vista della mostra. «Il patrimonio comunale è grande – spiega l’assessore Tropeano, accompagnato dalla conservatrice del museo, Nicoletta Rigoni –: quasi 2mila i pezzi di ceramica, diecimila circa i disegni preparatori». Una parte dei bozzetti è stati restaurata grazie alla compartecipazione della Fondazione Friuli: sono una settantina e saranno tutti esposti. Altri lo saranno in futuro, il lavoro procede man mano che ci sono le disponibilità economiche. Un grande impegno, in collaborazione con la Soprintendenza, è quello che ha interessato la catalogazione dei pezzi. Tra le ceramiche ci sono pezzi di particolare pregio, altri sono più comuni. I disegni riguardano sia manufatti che sono stati eseguiti, sia progetti rimasti solo sulla carta. Per la mostra sono stati scelti in particolare i lavori del progettista Leo Leoncini, friulano, realizzati tra il 1929 e il 1931.
«Per quanto riguarda le ceramiche – anticipa Tropeano –, avremo in mostra sia esemplari della collezione comunale, sia pezzi provenienti da privati e non solo da Pordenone. Ci siamo per esempio rivolti a un collezionista di Pisa. Galvani è un nome che ha rappresentato l’eccellenza del Friuli Venezia Giulia al di fuori dei nostri confini». L’idea della mostra è anche quella di contaminare stili artistici diversi: «Ceramiche e disegni contamineranno gli affreschi del Pordenone e del Grigoletti – aggiunge Tropeano – e le statue lignee. E questa è una linea che seguiremo sempre più per far conoscere i musei. Una strada che funziona se si pensa che con l’iniziativa “Pordenone fa musica”, promossa da Fadiesis, nei musei della città sono entrate mille persone».
Per quanto riguarda poi il lascito Galvani, l’assessore e la curatrice del museo hanno un sogno: «Una grande mostra permanente che permetta di far conoscere un pezzo di storia della città». Un sogno, promette Tropeano, «a cui lavoreremo con impegno».
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