Ceneri di legna nell’urna del cane: accusato di truffa

Nei guai un collaboratore del Giardino dei ricordi. I padroni dell’animale avevano chiesto che fosse cremato

UDINE. Sperava di arricchirsi, approfittando del dolore della gente. Di chi, di fronte alla perdita dell’amato Fido, si rivolgeva a lui, per garantirsi almeno la consolazione di conservarne per sempre le ceneri. E invece, nelle urne consegnate ai clienti, Francesco Leonarduzzi, 33 anni, di Udine, infilava non i resti del cane cremato, bensì le ceneri della legna di casa. Riuscendo in tal modo a intascare per intero, o quasi, i 500 euro versati dai padroni dell’animale per il servizio “cimiteriale”.

Una truffa bell’e buona quella scoperta e denunciata da una coppia di udinesi lo scorso settembre e finita in breve sui tavoli della Procura. Interrogato dai carabinieri, il giovane aveva subito ammesso le proprie responsabilità, giustificandosi con il bisogno di denaro. Ora, di quell’accusa, formalizzata nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato a lui e al suo difensore, avvocato Luca Umana, qualche settimana fa, dovrà difendersi davanti al pm Viviana Del Tedesco, titolare del fascicolo. Nel capo d’imputazione si fa riferimento a un solo episodio - quello segnalato appunto dalla coppia udinese e che ha dato il via agli accertamenti -, ma sono almeno altri due i casi analoghi rilevati dai militari del Nucleo investigativo nel corso delle indagini. Entrambi confermati, così come il primo, dai riscontri della perizia eseguita sulle ceneri, risultate a loro volta frutto della triturazione di legname e non della cremazione dei cani passati a miglior vita.

Quello finito al centro del procedimento giudiziario era una femmina di dalmata di 15 anni. Visto l’amore provato verso l’animale e su consiglio del veterinario, i suoi padroni decisero di rivolgersi al “Giardino dei ricordi” di Cassacco. Invece di trattare direttamente con il titolare, Simone Paulin, che in quel periodo si trovava all’estero, la coppia prese contatti con il collaboratore della ditta, Leonarduzzi. Era il 16 agosto scorso. Fu a lui che affidarono la salma del cane e consegnarono il saldo dei 500 euro. Due giorni dopo, l’operazione - a sentire il giovane - era stata completata. Ma ad accompagnare l’urna non c’erano i documenti attestanti la cremazione di cui la coppia aveva chiesto copia. Da qui, i primi sospetti e l’avvio delle ricerche che li avrebbero portati a scoprire l’inganno. Una truffa della quale, in un primo momento, era stato ritenuto in qualche modo responsabile lo stesso Paulin, ma che il pm alla fine ha attribuito interamente soltanto al suo collaboratore.

In pratica, secondo la ricostruzione degli investigatori, anzichè portare il dalmata al canile di San Daniele per la cremazione, come aveva fatto credere ai due, Leonarduzzi lo aveva trasferito al centro di trasformazione “Salgaim Ecologic spa” di Morsano al Tagliamento, azienda specializzata nella distruzione di sottoprodotti della macellazione e di carcasse, come attestato anche dalla bolla di accompagnamento datata però quasi tre settimane dopo e riferita alla salma di un cane che, per taglia e peso, era risultata compatibile con quella destinata alla cremazione. Intanto, però, per accondiscendere ai desideri - peraltro già saldati - dei proprietari dell’animale e sperare così di farla franca, aveva provveduto a recuperare a casa propria, tra i resti del legname, il quantitativo di cenere sufficiente a riempire l’urna e a spacciarla per quella del loro amato cane.

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