C’è un angolo di Olanda tra le campagne del Friuli dove esplodono i colori dei fiori

Una partenza timida, anni fa, con appena duecento ciclamini. Ora l’azienda Paulitti produce tantissime varietà di piante a Torsa di Pocenia. La storia di questa famiglia speciale e del profumo dei fiori in esclusiva per gli iscritti a NoiMv. Clicca qui per l'iscrizione

Floricoltura, un angolo di Olanda tra le campagne del Friuli

Da una serra senza grandi pretese, utilizzata per la coltivazione del radicchio, si è sviluppato un angolo di Olanda tra le campagne di Torsa di Pocenia, un paese di 800 anime nella pianura del Basso Friuli. L’azienda familiare dei Paulitti è incastonata in un paesaggio rurale dove i pioppeti si contendono gli spazi con le coltivazioni di mais e i vigneti.

Non è semplice trovare punti di riferimento nel verde lussureggiante di un territorio rigato da strette strade interpoderali ricavate in una tessitura di campi, ricchi di risorgive, a due passi dal parco del fiume Stella. L’impresa è nata dopo anni di duri sacrifici. Marito e moglie hanno lavorato sodo per mettere da parte qualche buon risparmio da investire su progetti futuri. Nicola partì come cuoco a Latisana, ma non tradì mai la vocazione del coltivatore: «La mia grande passione era di vivere in mezzo alla Natura».

Caterina accarezzava invece un sogno legato all’arte, subito accantonato per inseguire l’obiettivo di coppia che maturava giorno dopo giorno: «Vivere tra i fiori, magari vivere di fiori». Intanto a entrambi non restava che continuare una vita da stacanovisti, senza sabati né domeniche, in attesa del momento giusto.

Nicola non voleva restare legato per tutta la vita ai fornelli di un ristorante, tra l’altro non suo. Fin da bambino esplorava i boschi per cogliere i segreti delle piante: «Pensavo a qualcosa di mio, tra il verde. Guardavo i campi di mais e di soia e immaginavo di girare con il trattore per la semina e il raccolto, magari avrei potuto integrare il bilancio familiare con un po’ di allevamento di bestiame. Ma servivano tanti campi da coltivare in maniera estensiva per ottenere margini sufficienti di guadagno. E chi poteva permettersi tutti quei terreni? Era meglio trovare delle alternative di nicchia, che esaltassero la qualità delle produzioni». Alla fine, la riscoperta dei valori della terra ebbe il sopravvento.

La partenza fu timida. Furono coltivate le prime 200 piante di ciclamino nella vecchia serra utilizzata per il radicchio. «Sul più bello perdemmo metà raccolto – confida la moglie Caterina – a causa di un’infestazione. Che cosa fare? Ovviamente non gettammo la spugna. Le piantine diventarono 10 mila in poco tempo. E avviammo la grande avventura». Era il 1992, anno di inizio dell’attività imprenditoriale in forma strutturata. Oggi l’azienda agricola Paulitti si estende su 10 mila metri quadrati di proprietà, dove funzionano a pieno regime quindici serre moderne fatte di alluminio e di vetro, strutture leggere che sfruttano la luce del sole.

TAVOLOZZE PIENE DI COLORI

Ogni periodo dell’anno ha i suoi fiori tanto da mantenere un ciclo produttivo continuo con pochi tempi morti. Il core business ruota attorno alle piante in vaso. «Noi non possiamo competere in altri comparti, tanto meno in quello dei fiori recisi, perché non ci sarebbe storia. L’Olanda è una macchina da guerra – spiega Nicola Paulitti – in quanto la sua economia è impostata per funzionare come una perfetta catena di montaggio per fare fiori.

Alimenta un giro commerciale enorme. Sono proprio gli olandesi a dettare le condizioni sui mercati di tutto il mondo, attraverso i prezzi che si formano nelle piazze d’affari dove si svolgono le aste. Comandano loro. In pratica, hanno un’industria diffusa con grandi aziende specializzate in ogni singola tipologia. Fanno numeri stratosferici. In Italia abbiamo invece un sistema parcellizzato, dove ognuno si muove per conto proprio. Così è necessario diversificare al massimo la produzione. Le imprese che sono riuscite a resistere alla crisi, grazie all’innovazione, oggi coltivano un po’ di tutto».

È quello che fa l’azienda Paulitti, la quale varca ogni anno la soglia delle 200 mila piantine, equamente suddivise tra primavera e autunno. Il catalogo aziendale è diventato un libro che supera le cento pagine piene di proposte e di colori. Le vendite primaverili puntano su due specie forti: gerani (35 mila piante) e petunie (15 mila), ma il ventaglio si allarga a primule, gerbere, begonie.

Tutti fiori di varietà diverse per balconi e aiuole. L’autunno porta soprattutto i ciclamini (considerati il portafortuna), che rappresentano il pezzo pregiato dell’azienda. E per questa produzione spunta il legame stretto con il territorio. «Sì, perché si tratta del ciclamino friulano – afferma Caterina – che è di qualità superiore appositamente certificata, se si rispetta scrupolosamente il rigoroso disciplinare di coltivazione. È una pianta tipicamente friulana perché da noi cresce bene potendo sfruttare il caratteristico microclima fresco, umido, ventilato». E i Paulitti si sbizzarriscono con varie specie fino a produrre 80 mila piante: profumo di bosco, che garantisce un’eccezionale fioritura; intemperius, che resiste a pioggia e freddo, quindi si adatta a giardini pubblici; impatto zero, che sfrutta le caratteristiche della coltivazione nel rispetto di energie rinnovabili; il plus è poi il top di gamma. Ovviamente, i colori si sprecano per garantire una varietà molto larga. Le proposte di stagione sono completate da crisantemi (4 mila) e stelle di Natale (più di 10 mila).

IL SALTO GENERAZIONALE

Il passo in avanti nell’innovazione è stato compiuto, una decina di anni fa, con l’ingresso in azienda dei tre figli, i quali sono praticamente cresciuti tra serre, profumi e colori. Hanno assorbito fin da piccoli le idee dei genitori: «È stata una loro scelta – mette le mani avanti mamma Caterina – senza nessuna costrizione. Hanno capito che era meglio destreggiarsi tra le bellezze dei fiori piuttosto che finire tra le scartoffie di qualche ufficio».

Un calcio al posto fisso e via: hanno deciso di condividere il rischio di impresa, distribuendosi i ruoli nella stessa barca, decisi però a remare tutti assieme nella direzione della crescita. È entrata Valentina, oggi trentenne, dopo il diploma di ragioniera conseguito allo Zanon di Udine. Ha fatto un po’ di gavetta, pratica necessaria per conoscere tutti gli aspetti del lavoro, per poi seguire le varie fasi amministrative e commerciali. «Non è agevole – confessano i Paulitti – destreggiarsi tra le operazioni macchinose della burocrazia».

Poi è toccato a Federico e Francesco, gemelli di ventott’anni: il primo, che ha in tasca un diploma di perito agrario ottenuto a Cividale, ha il ruolo di sovrintendere con il padre ai vari cicli delle produzioni; il secondo, forte di un diploma di specializzazione informatica ottenuto al Deganutti di Udine, si occupa di digitalizzazione e tecniche di vendita. Il 70 per cento della produzione è collocata nei mercati friulani, mentre il resto raggiunge Veneto e Lombardia. La solida azienda familiare era così pronta per la sfida dell’eco-sostenibilità. «Il settore è molto difficile - Federico Paulitti sintetizza così i motivi della svolta - e non resti in piedi se non investi molto nell’innovazione. Noi non possiamo puntare su grandi numeri, quindi non ci resta che curare attentamente qualità e specializzazione. Così siamo intervenuti soprattutto sul versante dei costi, a partire da quelli energetici che incidono di più sui bilanci».

La passione professionale si è quindi progressivamente intrecciata con l’innovazione, che è un elemento indispensabile nelle attività florovivaistiche. I risparmi fanno la differenza, tanto che le cesoie sono state adoperate non solo per potare, ma anche per far tornare i conti.

LE SFIDE TECNOLOGICHE

Nicola Paulitti è diventato un “maniaco” di energia alternativa. Una decina di anni fa sono cominciati i suoi viaggi in Germania e Austria, cioè nei Paesi considerati all’avanguardia. Lì è maturata l’idea del teleriscaldamento a cippato, che funziona cioè con l’alimentazione di scaglie di legno. L’azienda si è dotata di un’enorme caldaia a biomassa legnosa con una potenza di 800 kW. È stato così raggiunto rapidamente l’obiettivo dell’autosufficienza termica per il riscaldamento di tutte le serre. «Possiamo sfruttare sia i nostri boschi, che ci riforniscono di pioppi, ontani e frassini, sia i residui delle potature che ci vengono ceduti dai giardinieri della zona. Si tratta – afferma Nicola – dell’applicazione concreta di una filiera corta tutta aziendale».

Non è l’unico vantaggio. La struttura centrale della sede di Torsa di Pocenia, fatta di alluminio e vetro, è stata infatti dotata di 500 pannelli fotovoltaici, i quali producono 110 kW da utilizzare per l’illuminazione delle serre. Ecco così raggiunto un altro obiettivo di autosufficienza energetica degno della migliore “economia circolare”. Non a caso, il salto di qualità garantisce l’utilizzo del marchio di impatto zero. La Coldiretti ha recentemente premiato i Paulitti con l’Oscar Green.

L’azienda è considerata infatti all’avanguardia in Friuli Venezia Giulia, dove operano poco più di cento imprese, soprattutto di dimensioni medio-piccole, che movimentano un fatturato complessivo di circa 65 milioni annui. In pratica, quello regionale è un settore di nicchia che quasi si perde in una realtà come quella italiana che ha comunque voce in capitolo nel florovivaismo internazionale, grazie agli oltre 2 miliardi e mezzo di fatturato.
 

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