C’è Giulia Marinig fra le donne dell’anno scelte da Marie Claire

UDINE É stata inserita fra le “best women” selezionate dal mensile Marie Claire a livello internazionale. Giulia Marinig, 26 anni di Prepotto, neolaureata a pieni voti in Medicina e Chirurgia all’università di Padova, figura fra le dodici donne scelte dalla rivista, come si legge nel titolo «perché sono più forti della nostre paure. E ci fanno battere il cuore».
Una selezione di figure femminili prese da un capo all’altro del mondo perché portatrici di rinnovamento.
«La rivoluzione è iniziata nel 2016 nella testa di queste pioniere. Che scalano vette, combattono i nemici (reali e metaforici) e trovano soluzioni ingegnose» titola il servizio proposto sul numero del mese di gennaio.
La scelta di Giulia, dopo la laurea, è stata quella di fare esperienze che la formassero anche umanamente, in attesa di iniziare il percorso di specializzazione in Pediatria, un sogno accarezzato sin da quando era bambina.
Così si è messa a disposizione del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta e si è imbarcata sulla nave Dattilo della Guardia costiera per prestare soccorso ai migranti. Oltre ad assistere migliaia di profughi salpati dalle coste libiche, nella notte fra il 4 e il 5 ottobre ha fatto nascere tre bambini: due maschi e una femmina.
«Nei Tg i migranti diventano numeri, entità astratte, volti senza nome. Invece non dobbiamo dimenticare che sono persone reali, vicine a noi» ha commentato sulle pagine di Marie Claire. Le sue parole figurano accanto a quelle di Jihan Sheikh, guerrigliera curda in Siria, che promette: «Stiamo per scatenare l’operazione “Ira dell’Eufrate e cacceremo gli uomini di Al Baghdadi dalla loro capitale».
E poi Sunita Narain, attivista ambientale in India, Renhò Murata Leadre dell’opposizione in Giappone, Masooma Muradi governatrice in Afghanistan, Raha Moharrakm scalatrice dell’Arabia Saudita, Nadia Murad attivista in Iraq, Kerstin Forsberg biologa in Perù, la fondatrici di Black lives matter negli States. Unica italiana oltre a Giulia Marinig è Serena Sanna, matematica con il pallino della Genetica autrice del progetto Progenia.
Donne diverse, insomma, con un comune denominatore: la voglia di impegnarsi con tutte le proprie forze, anche andando controcorrente.
Così è per Giulia, che quando è partita, esile, quasi indifesa, ha mollato gli ormeggi nonostante le perplessità dei genitori e di quanti predicano che “prima degli immigrati vengono i nostri”. Ma su quella nave un medico era necessario. E lei ci ha provato, ce l’ha messa tutta, accanto all’infermiere napoletano Alessio Gallotta, 25 anni. Ha affrontato esperienze che all’ateneo patavino aveva potuto solo teorizzare.
Ha assistito a tre parti e ha fornito assistenza sanitaria a 1.014 profughi raccolti in mare a bordo di due gommoni e di un barcone, cimentandosi con parassitosi, ustioni, colpi di calore, disidratazione e fratture. Ha lavorato ininterrottamente per due giorni e due notti prima di sbarcare a Catania e riposare.
Poco tempo per emozionarsi o per pensare al superfluo, in mente solo un obiettivo: quello di fare un triage rapido e preciso per bambini donne e uomini. Dopo un mese e mezzo in mare è rientrata a casa con una promessa: «A febbraio torno su quella nave».
Fra tanti giovani che, polemiche a parte, decidono di andare all’estero e hanno tutte le ragioni per farlo, ci sono anche quelli che restano. Che decidono di impegnarsi nelle emergenze, di dare il meglio di sè per aiutare gli ultimi, senza chiedere chi sono e da dove vengono con un unico obiettivo: garantire assistenza agli esseri umani. Tutti, indistintamente.
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