Cavolano, folla in chiesa per l’ultimo saluto al casaro

Alle esequie di Pierantonio Zaia Zanette anche un picchetto degli alpini. Don Segat: «Era il punto di riferimento per tutti, sempre pronto alla battuta»

SACILE. Picchetto d’onore degli alpini e preghiere per l’ultimo saluto a Pierantonio Zaia Zanette a Cavolano. Sulla bara di legno chiaro, il suo cappello con la penna nera era davanti all’altare nella chiesa di San Lorenzo piena di amici, il sindaco Roberto Ceraolo, parenti e tanti clienti della latteria in via Cavolano.

«Le Penne nere di Sacile, Vigonovo, Caneva e Fontanafredda piangono il casaro Toni – hanno detto Antonio Piai e Paolo De Martin del gruppo liventino –. Un amico a cui dedichiamo la preghiera dell’alpino». Commozione e mani strette a quelle della moglie Marisa Zoppas e dei fratelli e sorelle di San Fior.

«Un grande amico di tutti, generoso, animo nobile e lavoratore – l’ha ricordato nell’omelia il parrocco don Enzo Segat –. Era sempre pronto a tagliare l’aria, quando diventava pesante, con la gioia e la battuta simpatica. Grazie per quello che ci darai dal cielo».

Un nipote ha commosso tutti: «Per me zio Toni è stato un papà». L’amica Piera Vazzoler lo ha ricordato commossa. «Una brava persona, che aveva trasformato la latteria di Cavolano in una boutique dell’eccellenza del Montasio». Dopo il rito funebre e la Preghiera dell’alpino, la salma ha proseguito per il camposanto di San Fior di Sopra.

Pierantonio Zaia Zanette è rimasto vittima di un incidente stradale sulla A28 tra le uscite di Sacile est e ovest, martedì scorso. Era a bordo del suo furgone carico di formaggi, quando forse per un malore è sbandato, uscendo di strada. «Toni era arrivato nel 1979 a Cavolano – hanno ricordato gli amici dell’associazione Cavolano 33 con Mauro Celotto – per gestire la latteria sociale, che è unica a Sacile. Con la moglie Marisa Zoppas ha rilanciato la filiera dei latticini e conquistato il mercato con prodotti di alta qualità».

Cavolano è sotto choc: Pierantonio Zaia Zanette è sempre stato un punto di riferimento per la comunità. Ieri in chiesa, tanti avevano gli occhi lucidi.

«Cavolano si ferma – hanno detto gli alpini –. Una penna nera indimenticabile che è andata avanti: ciao Toni». Sempre disponibile, solare, il casaro Toni era pronto a dare una mano a tutti e la latteria era un baricentro sociale.

«È il punto di riferimento da circa 30 anni per la qualità del Montasio, ricotta, dei formaggi speziati – ha ricordato don Segat –. È famosa in tutta Sacile e dintorni: Toni amava il suo lavoro a tal punto da considerarlo una passione». Non staccava mai: la latteria ha un valore aggiunto. «L’augurio a Marisa – ha detto don Segat – è quello di andare avanti con la latteria».

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