Cavarzerani sempre più sicura, in caserma anche la Questura

La Prefettura al lavoro per ristrutturare un’altra palazzina da dedicare ai profughi. Oltre ai migranti spazio a tutti gli uffici della polizia che lascerebbe così viale Venezia
Udine Agosto 2016. Caserma Cavarzerani. Foto Petrussi
Udine Agosto 2016. Caserma Cavarzerani. Foto Petrussi

UDINE. Trasformare l’ex caserma Cavarzerani in una vera e propria cittadella della sicurezza, sede unica della Questura (che lascerebbe così viale Venezia), della polizia stradale e di frontiera, del nucleo operativo di protezione e dell’archivio.

Ecco il progetto al quale sta lavorando il Comune di concerto con la Prefettura, la Regione e il Demanio. Palazzo D’Aronco ha già inviato a Roma il progetto per il quale spera di ottenere un finanziamento da 18 milioni di euro nell’ambito del programma nazionale per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie per il quale il Governo Renzi ha pronti 500 milioni di euro.

Al contributo pubblico andrebbero poi sommati poco meno di 12 milioni dei privati (tra i quali Finint, Università, Ater, Fuc Ferrovie Udine Cividale e AcegasApsAmga) che il Comune è riuscito a coinvolgere nell’iniziativa.

L’obiettivo è quello di dare un volto nuovo a tutto il Peep Est restituendo agli udinesi le caserme Cavarzerani e Osoppo e riqualificando anche via Cividale (con 5 rotonde, una pista ciclabile da 3,2 chilometri e una nuova fermata della ferrovia con parcheggio scambiatore e stazione per il bike sharing) e anche il quartiere di via Riccardo. Da zona militare e popolare ad area residenziale con ampio spazio riservato al verde, ai campi sportivi e alla sicurezza.

Oltre all’installazione di telecamere intelligenti in grado di leggere le targhe, il progetto, redatto a tempo di record dagli uffici del Comune coordinati dall’architetto Raffaele Shaurli, prevede infatti di recuperare tutta l’ex Cavarzerani. La risposta del Ministero è attesa entro la fine dell’anno. E se il Comune di Udine sarà tra i vincitori «entro il 2018 - assicura il vicesindaco Carlo Giacomello - l’intero Peep est sarà rinnovato dicendo addio al passato legato alla presenza dei militari».

Indipendentemente dal progetto del Comune, la Prefettura ha ottenuto 1 milione e mezzo di euro per la Cavarzerani. «La Protezione civile è al lavoro per mettere a punto il progetto di riqualificazione della palazzina E - spiega il prefetto, Vittorio Zappalorto - che contiamo di completare entro il mese di aprile del prossimo anno». E non è finita qui. Il prefetto punta anche a eliminare la tendopoli. «Spero di ottenere la disponibilità di alcuni imprenditori a effettuare degli interventi gratuitamente in modo tale da ridurre i tempi per la costruzione di un piccolo villaggio con dei moduli abitativi prefabbricati - continua Zappalorto - anche perché tra qualche mese farà freddo. L’obiettivo è quello di trasformare la Cavarzerani in un centro di prima accoglienza per richiedenti asilo a numero chiuso».

Sulla capienza il prefetto non si sbilancia anche se l’ipotesi iniziale è quella di garantire 600 posti. «Si tratta di capire qual è il numero massimo di profughi che la città può ospitare senza subire disagi tenendo anche in considerazione le quote stabilite dal ministero per ciascun territorio», aggiunge.

Il fatto di dare disponibilità a risolvere un problema che ha una valenza di carattere nazionale non deve insomma finire col penalizzare chi ha cercato di trovare una soluzione, come hanno fatto la Regione e il Comune di Udine (insieme a molti altri municipi) rispetto a chi invece ha chiuso le porte dell’accoglienza.

Non a caso Zappalorto ha chiesto il trasferimento di altri 200 richiedenti asilo. Nonostante il recente spostamento di 300 persone dal Fvg ad altre regioni infatti, tra Cavarzerani e Friuli, le presenze hanno di nuovo superato quota 800. «Ne arrivano quasi ogni giorno - ripete Zappalorto -, l’unica soluzione sarebbe quella di organizzare dei trasferimenti periodici». Ma gli appelli di Prefettura e Regione al momento sono caduti nel vuoto.

Un altro problema denunciato a più riprese è quello relativo ai mancati pagamenti dei soggetti che si sono fatti carico dell’accoglienza. «Di recente è arrivato un altro milione - conclude Zappalorto - ma restano scoperti i mesi da aprile ad agosto per una cifra complessiva che si avvicina ai 7 milioni di euro». Un problema non indifferente per chi deve anticipare il pagamento dei pasti o degli altri servizi garantiti ai richiedenti asilo.

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