Cavalcavia chiuso a Cormons Il Tar non risolve il contenzioso

Accolto il ricorso di Rfi su quattro punti relativi alla messa in sicurezza in via Judrio Il sindaco Felcaro: «Corretto lo stop al transito del sovrappasso a tutela dei fruitori»
Matteo Femia

/ Cormons

Annullati i primi quattro punti dell’ordinanza sindacale dello scorso 21 gennaio riguardante la messa in sicurezza del cavalcaferrovia accanto al cimitero, e condanna per il Comune di Cormons al pagamento delle spese di lite a favore di Rfi per totali 3 mila euro, ma allo stesso tempo non vengono toccati i successivi tre punti dell’ordinanza, quelli riguardanti la decisione del Comune di chiudere per motivi di sicurezza il sovrappasso. È quanto stabilito dal Tar in seguito al ricorso effettuato da Rete Ferroviaria Italiana in relazione all’ordinanza del sindaco Roberto Felcaro con cui si è proceduto sia alla chiusura a traffico e pedoni per motivi di sicurezza del sovrappasso posto in via Judrio, sia alla formulazione di alcune richieste specifiche nei confronti di Rfi. Quest’ultimo ente si è visto dare ragione dal Tar nei punti nei quali il Comune gli chiedeva di inviare copia degli atti inerenti il collaudo statico ed il certificato di regolare esecuzione nonché copia della documentazione attestante le verifiche periodiche e le manutenzioni svolte, ma anche di eseguire “immediatamente” tutti i lavori necessari per la messa in sicurezza delle strutture “rimuovendo ogni potenziale situazione di rischio e di pericolo per la pubblica e privata incolumità” nonché – entro 25 giorni dal ricevimento della comunicazione – “una verifica statica comprovante il reale stato di conservazione dei manufatti”.

Parole contestate da Rfi, che nel suo ricorso ha lamentato il proprio “palese difetto di legittimazione ad essere destinataria dell’ordinanza gravata, l’incompleta istruttoria e quindi anche la violazione del principio di leale collaborazione e di buon andamento della pubblica amministrazione” sottolineando la “totale irrazionalità dell’esercizio del potere, non suffragato da alcun documento relativo allo stato di proprietà”. Viene inoltre ritenuto “illegittima” la parte dell’ordinanza con cui il Comune ordina a Rfi la trasmissione di documentazione.

Nella disamina accolta dal Tar Rfi contesta inoltre che il Comune abbia commissionato ad uno studio tecnico una controperizia analoga alla perizia già svolta da Rfi stesso “duplicando i costi e raddoppiando gli sforzi amministrativi, in modo inutile quanto dannoso per gli interessi della collettività”.

Il sindaco Roberto Felcaro commenta però la sentenza guardandone il bicchiere mezzo pieno: «Esprimo soddisfazione per l’esito ottenuto davanti al Tar». A tale proposito l’avvocato Teresa Billiani, che ha difeso in giudizio il Comune, osserva: «I giudici amministrativi non hanno in alcun modo annullato i punti 5, 6 e 7 dell’ordinanza impugnata da Rfi, nei quali appunto il Comune, a tutela dell’incolumità di tutti i fruitori dell’opera, ne ha disposto la chiusura al transito». «Questo – evidenzia Felcaro – a riprova del fatto che Rfi non è riuscita a dimostrare che l’opera di scavalco ferroviario non presenta criticità e pericolo. Bene quindi ha fatto il Comune ad adottare un provvedimento di tale natura, ma non solo: il Tar durante il processo ha ordinato a Rfi di eseguire imponenti lavori di manutenzione per un importo superiore a 200 mila euro, che sono stati eseguiti grazie e solo a seguito dell’ordinanza adottata dal Comune. Infine – conclude – è emerso in maniera inconfutabile quanto sostenuto dal Comune, ovvero che lo stesso non è proprietario dell’opera di scavalco e non è tenuto ad effettuare la manutenzione. Nei prossimi giorni, valuteremo le ulteriori iniziative da intraprendere».

Dura invece la contestazione a Felcaro da parte di PpC e UpC: «Il Comune ha perso il ricorso e il Tar ha stabilito l’annullamento dell’ordinanza sindacale con cui è stato chiuso il cavalcaferrovia, condannando il Comune ad un risarcimento di 3 mila euro. Il Tar ha rilevato che il sindaco non avrebbe potuto ordinare urgentemente alcunché a Rfi senza essere certo sia che ci fosse un reale pericolo per l’incolumità pubblica sia che il manufatto appartenesse realmente a Rfi. Sulle motivazioni che hanno indotto il sindaco a firmare l’ordinanza chiederemo di riferire in consiglio comunale. Se esistono problemi di sicurezza e di manutenzione vanno individuate subito le soluzioni. È già stato perso troppo tempo». —

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