Cava d’argilla a Bosc di sot: convenzione da rinnovare

CORMÒNS. La Procura di Gorizia indaga sulla discarica per inerti di Brazzano. All’orizzonte si profila la riapertura di Pecol dei lupi. Ma c’è un terzo nodo ambientale a Cormòns: la cava d’argilla di Bosc di sot. L’intenzione del Comune è di prorogare la convenzione con le Fornaci di Manzano (subentrate alle Fornaci giuliane) per l’estrazione dell’argilla, rivalutando la fidejussione, per riuscire a sistemare l’area.
Sulle procedure il Comune resta in attesa del parere tecnico della Regione. «Pur trovandoci in una delle zona vocata all’agricoltura e al turismo – rimarca il sindaco Luciano Patat – abbiamo sul nostro territorio queste grosse ferite. Il Comune, pur essendo l’ente che dovrebbe tutelare il proprio territorio, non ha voce in capitolo sulle autorizzazioni».
Il tema è stato dibattuto anche in sede di Commissione comunale dell’ambiente. Il capogruppo di Terra cormonese Mario Riz ha chiesto di «prendere visione della relativa documentazione e di fare un sopralluogo sul sito, per avere cognizione di causa della situazione e interpellare le Fornaci circa le loro intenzioni. Chiediamo – aggiunge Riz - anche un incontro pubblico con i cittadini, in primis con gli abitanti di Bosc di Sot, per valutare i prossimi passi».
Palazzo Locatelli e le Fornaci giuliane hanno stipulato una convenzione decennale, ora in scadenza, per l’estrazione di argilla. Man mano che procedono gli scavi, la ditta provvede a suo carico al ripristino ambientale. Una volta terminate le operazioni di estrazione, in base al piano particolareggiato, saranno realizzati un lago, aree di sosta attrezzate e una nuova strada d’accesso. Parallelamente, esiste un’autorizzazione allo scavo, rilasciata dalla Regione, fino al 2019. A tutt’oggi l’impresa ha prelevato solo la metà dei metri cubi di argilla autorizzati.
Palazzo Locatelli si trova dunque di fronte a un bivio. Il Comune non rinnova la convenzione, incamera la fidejussione (57 mila euro) e con tali fondi realizza il ripristino ambientale a suo carico. Ma i soldi non bastano: la cifra è stata pattuita dieci anni fa.
«L’ipotesi – aggiunge il sindaco Patat – non è percorribile anche per una seconda ragione: il ripristino ambientale, in base agli accordi, può essere effettuato sui siti già scavati. Ma dove dovrebbero sorgere il parcheggio e la strada, i lavori non sono finiti. La convenzione, poi, prevede la vendita di un relitto stradale che stanno scavando e la trasformazione in strada a uso pubblico dell’accesso al lago, ancora da costruire».
La seconda ipotesi è la proroga della convenzione. L’attuale crisi dell’edilizia, però, pone dei dubbi sul completamento del ripristino ambientale: l’escavazione rischia di non proseguire nei modi autorizzati e previsti.
«Cercheremo di trovare un accordo tecnico con l’impresa – conclude il sindaco Patat – per arrivare alla sistemazione dell’area. Altrimenti ci ritroveremo con cratere. È ovvio che la crisi sta rallentando molto l’estrazione di argilla. La nostra intenzione è di prorogare la convenzione non per altri dieci anni, ma solo fino alla scadenza dell’autorizzazione regionale all’escavazione, ovvero il 2019, rivalutando la fidejussione in modo che copra le spese per le opere di ripristino.Va approvato nuovamente anche il piano particolareggiato, che è già scaduto».
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