Cattura dei volatili, la Lav contro il sì alle reti a Porcia

La Regione con un decreto ha dato via libera all’utilizzo nell’impianto “Bressana” Gli esemplari destinati a richiamo per la caccia. Gli animalisti: norme infrante

PORCIA. Tratta le attività “connesse alla gestione venatoria” il decreto regionale 2091 del 26 luglio. Chi si accolla la lettura del Bollettino ufficiale regionale del 3 agosto – decine di pagine, un vero e proprio mattone – passa decisamente oltre. Non l’hanno fatto gli animalisti, messi in allarme dal riferimento alla “gestione venatoria”. Così hanno scoperto quello che hanno definito «l’ennesimo sconcertante regalo della Regione al mondo venatorio». Èd è bufera su Trieste.

A dar fuoco alle polveri è la Lav, attraverso il referente regionale Guido Iemmi: «Apprendiamo che da ottobre, così è stato deliberato, sarà consentito a due impianti di cattura, a Porcia e Tricesimo, di prendere merli, cesene e tordi mediante l’uso delle reti, allo scopo dichiarato di potenziare gli allevamenti destinati alla riproduzione di individui da destinarsi a uso di richiamo per l'attività venatoria». Questo, osserva, «perchè gli allevamenti di tali specie già presenti in Regione “non risultano in grado di soddisfare la richiesta proveniente dai soggetti esercitanti l’attività venatoria”». Secondo Iemmi le parole del decreto dipingono un quadro desolante: «Poichè i cacciatori utilizzano come “richiami vivi” queste povere bestiole e gli allevamenti regionali non ne avrebbero per loro a sufficienza, ecco subito pronta l’autorizzazione a catturare esemplari selvatici da rinchiudere in allevamenti. Allevamenti che dovranno “produrre” altri volatili, il cui destino è d’essere messi in gabbie piccolissime per richiamare col loro canto ulteriori volatili che i cacciatori impallineranno». Ma non è tutto. Secondo la Lav l’atto regionale «si pone in netta contrapposizione con le disposizioni della direttiva europea sulla tutela delle specie migratorie e della legge nazionale sulla tutela degli animali selvatici, le quali vietano espressamente la cattura con le reti». Quanto deliberato dalla Regione «appare come un tentativo surrettizio di reintrodurre l’uccellagione vietata per legge dallo scorso anno, dopo che l’Unione Europea aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia proprio a causa della cattura di migratori autorizzata in Friuli Venezia Giulia».

L’impianto di cattura a Porcia, inserito nel decreto regionale, è il “Bressana” di Mario Cossetti, dotato di reti verticali. La Lav segnalerà il caso alla Commissione Europea e chiederà l’intervento urgente del ministero dell’Ambiente «allo scopo di ripristinare le misure previste dalla legge a tutela degli animali selvatici».

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