Casone a fuoco, danni per 30 mila euro

Marano, il rogo ha distrutto una tipica costruzione lagunare. Nessuno ha dato l’allarme. Si indaga sull’ipotesi del dolo

MARANO LAGUNARE. Casone a fuoco, l’altra notte, nella zona Tagliaduzza, in prossimità delle foci dello Stella, nella laguna di Grado e Marano: i danni, da una prima stima, ammontano a circa 30 mila mila euro. Restano da stabilire, per ora, le cause dell’incendio. Non si esclude l’ipotesi del dolo.

La tipica costruzione lagunare dal tetto in canna palustre, di proprietà del ristoratore maranese Decio Raddi (titolare della “Vedova Raddi”) è andata completamente distrutta dalle fiamme senza che nessuno abbia dato l’allarme. Come racconta il ristoratore, «ne sono venuto a conoscenza la mattina del 2 gennaio, quando un amico, che era passato in barca di lì, è venuto a dirmi che il casone era ridotto ad un mucchio di cenere. Non riesco a capire come mai nessuno se ne sia accorto - dice - perchè le fiamme saranno state sicuramente alte. Mi sono subito recato sul posto e altro non ho potuto fare che constatare che il casone era completamente bruciato. Per cui, a quel punto, restava solo da denunciare l’accaduto ai carabinieri. Certo - aggiunge con amarezza - l’anno non inizia per niente bene».

Non c’è alcun testimone su come si sia sviluppato l’incendio e nessun indizio su cosa l’abbia provocato: spetterà ora ai carabinieri stabilire cosa sia successo. Fortuna ha voluto che le fiamme non si siano estese agli altri casoni del “villaggio dei casoni” delle foci dello Stella che si trova poco più avanti e che la bombola del gas, all’interno della costruzione, sia rimasta integra. Decio Raddi è anche presidente dell'Associazione dei casoneri, sodalizio che cerca di tutelare questo patrimonio della laguna di Marano, che tanto affascina i turisti. Si tratta di costruzioni di canna palustre, rimaste identiche a quelle dei secoli scorsi usate dai pescatori come rifugio e casa durante il periodo della pesca. Oggi, all’interno sono dotate di ogni confort e sono delle vere e proprie abitazioni per “amatori”. «Questo - sottolinea il sindaco Devis Formentin - è l’ennesimo episodio che colpisce il nostro storico patrimonio. Fa male al proprietario e fa male al paese. Le ragioni non si conoscono e tutti avanzano supposizioni: io non ho competenze e titolo per entrare nel merito, certo che quando mi sono recato dal proprietario non avevo parole. Come ovviamente non ne aveva lui. Con Decio stiamo lavorando a un piano di gestione di quello che dovrebbe essere considerato patrimonio dell’umanità. Ci eravamo incontrati pochi giorni fa per discutere sulle strade da percorrere per tutelare questa realtà: purtroppo stavolta è successo a lui».

Come ri ricorderà, lo scorso anno, proprio lì vicino andò a fuoco il casone del ristoratore lignanese Marino Bortolussi e altri tre casoni delle “bilance” da pesca di Carlino vennero distrutti da un incendio. Ma l’annus horibilis dei casoni fu il 2013: ben cinque furono bruciati.

Francesca Artico

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