Case popolari, oltre seicento “dannati” a Pordenone

PORDENONE. Idonei, ma con un punteggio insufficiente ad accedere alla casa popolare. Solo in città sono 648 le famiglie (o single) che attendono invano una casa a un affitto accessibile e il numero – che fa riferimento alla graduatoria del 2012, quindi legata a un bisogno maturato sei anni fa – è destinato a rimanere statico.
Perché, anche se ogni anno c’è un turnover di trenta o quaranta alloggi, la graduatoria si “arricchisce” di persone che subiscono sfratti o che raggiungono l’anzianità, come vuole la legge. L’ultimo aggiornamento risale al 10 maggio e sono una ventina solamente gli sfrattati passati nella parte alta della graduatoria.
Lo sfratto. La legge dà priorità, in graduatoria, a chi subisce uno sfratto, ma sempre più negli ultimi anni le persone che scalano le graduatorie – pochi ancora gli anziani – sono persone che devono far fronte a una esecuzione immobiliare ovvero alla perdita della casa per indebitamento. Dietro, in molte situazioni, c’è la perdita del lavoro.
La graduatoria. Come detto la graduatoria, per quanto riguarda la città, viene scorsa in base agli alloggi che ogni anno si rendono disponibili. A Pordenone le ultime case edificate sono state quelle di via Brugnera e non sono nemmeno previsti nuovi progetti. Questo vuol dire che, chi è in lista, deve sperare che qualcuno dei residenti esca e lasci il posto ad altri. Ogni anno questo fenomeno consente di rimettere in circolo una casa – tante volte dopo lavori di sistemazione – a un numero di famiglie che oscilla tra le trenta e le quaranta. Non sono poche, ma non sono abbastanza per pensare di scalare la classifica in una decina d’anni: nel 2012, quando venne pubblicata quella definitiva, erano 890 gli aventi diritto.
Il conurbamento. Ater sta continuando a costruire alloggi popolari in giro per la provincia – a Casarsa, Zoppola, Caneva, San Quirino, Spilimbergo – e questo grazie a una collaborazione diretta dei Comuni che, in molti casi, cedono terreni o fabbricati all’agenzia del territorio.
Nell’area più popolosa della provincia, la cosiddetta città dei centomila, questa dinamica non sembra passare. Non a Pordenone, ma nemmeno a Porcia, Roveredo in piano o Cordenons. In quest’ultimo Comune c’è in realtà una previsione edificatoria che ha già avuto il via libera del tavolo territoriale: si tratta di un’area in via Goetta, dove Ater ha già realizzato in passato un primo lotto. Perché il progetto prenda forma, tuttavia, è necessario che la Regione finanzi l’opera.
Immobili. I Comuni non è che non abbiano a disposizione patrimonio immobiliare inutilizzato – Pordenone in tal senso ha un lungo elenco di beni –, ma preferiscono rimetterlo in sesto partecipando a bandi o magari venderlo al privato per realizzare risorse. Più che sull’edilizia popolare negli ultimi anni si è cercato di puntare su progetti di housing sociale che prevedono al costruzione e la vendita a valori calmierati rispetto a quelli di mercato, ma non a canoni popolari quali quelli applicati da Ater.
Collaborazioni. Con Ater, invece, l’amministrazione di Pordenone ha avviato collaborazioni per gestire progetti mirati (il caso dell’housing first, un progetto che punta a emancipare persone assistite dai servizi partendo dalla casa) e nuove opportunità. Gli interventi che il Comune farà nelle case di via Prata e nel fabbricato di via San Quirino – per i quali ha ottenuto circa un milione di euro di finanziamenti dalla Regione – vedranno la collaborazione di Ater per la fase progettuale e gestionale, anche perchè l’Agenzia ha tutte le competenze tecniche per supportare gli enti locali. Questo tipo di esperienza, senz’altro positiva, non supplisce tuttavia la “fame” di case. Fabbisogno che, sempre più, dovrebbe essere pianificato a livello di Unione territoriale o, se si preferisce, di Ambito socioassistenziale.
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