Case popolari, a Pordenone situazione critica: soddisfatta una domanda ogni cinque

PORDENONE. Urgenza di case popolari a Pordenone più che a Udine e Trieste. Perché la capacità della città di dare una risposta è più lenta che altrove e fa i conti con un patrimonio più contenuto.
I dati dell’ultimo bilancio sociale (disponibile) di Ater dicono che, rispetto agli ultimi bandi, in città solo una domanda su cinque ha trovato risposta: il 79 per cento non ha potuto beneficiare (il bando di riferimento è del 2012) dell’alloggio.
E a oggi (la graduatoria è stata aggiornata a maggio di quest’anno e in lista d’attesa restano 648, rispetto ai 687 del 2016) la proporzione è cambiata poco.
Le famiglie che occupano alloggi gestiti dalle Ater rappresentano complessivamente il 29% delle famiglie della regione che risiedono in affitto, e quasi il 5% del totale. Ma in provincia di Pordenone questi numeri scendono: sono il 18 per cento degli affittuari e il 4 per cento del totale in provincia.
Ci sono infatti 100.657 abitazioni di proprietà, 19.992 contratti d’affitto, 8.619 casi di diversa tipologia di locazione e 3.503 contratti di edilizia sovvenzionata. Questione di patrimonio e questione che diventa critica in città perché da anni non si costruisce più. In compenso gli immobili vuoti abbondano.
Se i contratti di edilizia sovvenzionata sono 3503, gli inquilini sono più di 8mila. Il numero di inquilini soli è importante: oltre 1400 per cui quasi la metà dei contratti hanno come titolare una persona che vive sola. Ma qual è il rapporto italiani-immigrati sui quali sta discutendo la politica?
Gli alloggi assegnati, in provincia di Pordenone, registrano l’83 per cento di inquilini italiani, il 2 per cento di inquilini comunitari e il 15 per cento di extracomunitari. Se si analizza il dato riferito ai titolari dei contratti e quindi al numero di case assegnate agli italiani e ai migranti, il divario cresce ulteriormente a favore degli italiani.
Rispetto, però, alle domande, invece, il numero di quelle presentate da cittadini stranieri è aumentato, soprattutto negli anni della crisi. Se nel 2009 in provincia erano il 27 per cento, nel 2012 hanno raggiunto il 54 per cento, per scendere al 43 per cento nel 2017.
La politica intanto si interroga. Fratelli d’Italia, con i consiglieri regionali Alessandro Basso e Claudio Giacomelli, ha proposto di alzare il tetto della residenza in regione a cinque anni per chi chiede un alloggio popolare.
Il Pd risponde: «Se guardiamo le nuove assegnazioni in regione nel 2016, il 73% dei contratti è stato stipulato da cittadini italiani, in provincia il 68 per cento. Modificare il regolamento di accesso, permetterebbe di incidere sulla ripartizione degli alloggi tra italiani e stranieri, ma non di aumentare un’offerta che è insufficiente a Pordenone più che in altri capoluoghi.
Per perequare la capacità di risposta al bisogno, è fondamentale aumentare gli investimenti nell’edilizia popolare. Comune, Ater e Regione – rilancia Nicola Conficoni –, coinvolgendo il tavolo previsto dalla legge di riforma delle politiche abitative, collaborino per finanziare un programma di interventi utili alla rigenerazione del tessuto urbano».
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