Casapound come Mussolini - Il commento di Andrea Zannini

T-shirt, bermuda, scarpe da ginnastica: l’abbigliamento con cui gli esponenti di Casa Pound hanno fatto irruzione nella sala del Consiglio regionale a Trieste non tragga in inganno, non si è trattato di una ragazzata, come molti dei consiglieri e degli assessori devono aver pensato se evidentemente sono rimasti seduti al loro posto. Come il Parlamento a livello nazionale, così nel sistema disegnato dalla Costituzione il Consiglio regionale è il luogo dove si esprime la sovranità degli elettori della Regione, per il mezzo della rappresentatività. Compiere un’azione violenta, quale quella di ieri è stata, significa dunque sfidare il sistema democratico che quella rappresentanza ha concepito e organizzato.
Senza drammatizzare, e con il dovuto senso delle proporzioni, il significato è lo stesso di quando Benito Mussolini minacciò che avrebbe potuto trasformare l’aula sorda e grigia di Montecitorio in un bivacco per i suoi manipoli. La radice è la medesima, l’insofferenza per le istituzioni democratiche è la stessa di cento anni fa. Allora si mascherava da anti-bolscevismo, da argine contro il dilagare dei “rossi”. Oggi, che di rossi in giro se ne vedono ben pochi, si accredita come difesa dell’italianità contro la supposta invasione dei migranti e la gestione buonista dei centri di accoglienza. L’obiettivo è sempre e comunque quello: svellere la democrazia ed eradicarla dalla base civile su cui ha costruito la convivenza repubblicana.
Per gli strani incroci che riservano la storia e l’attualità, la pericolosa sortita di Casa Pound ha luogo negli stessi giorni in cui si commemorano i quarant’anni della più drammatica strage neofascista d’Italia, quella di Bologna, e in cui a Roma la giunta Raggi esclude, fortunatamente, la possibilità di un museo sul fascismo. A nessuno è venuto in mente che di solito i musei si fanno sulle cose del passato, mentre il fascismo, come si coglie anche dall’irruzione nel Consiglio regionale a Trieste, è oggi vivo (e lotta assieme a loro). Miscela originariamente italiana, ma esportata in tutto il mondo, di autoritarismo, razzismo e culto della violenza esisterà finché durerà la democrazia liberale, perché di essa è l’esatto opposto.
Purtroppo, credo dispiaccia anche ai suoi affiliati, Casa Pound non può essere sciolta per riorganizzazione del disciolto Partito fascista: in Italia ciò è possibile, di fatto, solo se uno fonda un partito che si chiama fascista, e magari se di cognome fa Mussolini. In tutti gli altri casi, come è noto, questa disposizione costituzionale rimane sostanzialmente inapplicabile, figurarsi se l’associazione ha il nome di un poeta. E forse è meglio così: lasciare libertà alle idee altrui, anche a quelle meno proclivi a lasciare libertà alle idee altrui, è una grande forza della democrazia.
Ciò che si è visto, martedì 4 agosto nella sala del Consiglio regionale di Trieste, era il suo esatto opposto.
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