Casa della fanciulla chiude “Sfrattate” le 26 ospiti

Lo stabile di via Poffabro a Pordenone ritenuto insicuro. Dal 31 luglio caccia a un’alternativa Rosset (Opera sacra famiglia): «Disponibili a prorogare il termine di un mese»

foto missinato via poffabbro pn veduta casa ragazze sole
foto missinato via poffabbro pn veduta casa ragazze sole

PORDENONE. La lettera, firmata semplicemente “La direzione”, è datata metà giugno, ma la comunicazione a qualcuna è arrivata solo da qualche settimana. Una comunicazione senza appello: il 31 luglio la casa della fanciulla, struttura di accoglienza per ragazze in difficoltà (economica ma non solo), chiude i battenti. L’era del pensionato sociale della Fondazione opera sacra famiglia termina. E le sue ospiti, per allora, dovranno aver lasciato l’alloggio.

«Con la presente – recita la lettera – vi informiamo che per improcrastinabili necessità di manutenzione straordinaria della struttura, con effetto dal 31 luglio 2011, la stessa non sarà più agibile e quindi sarà chiusa a tempo indeterminato. Si raccomanda pertanto alle gentili ospiti di assicurarsi una alternativa di alloggio in quanto non più possibile presso di noi. Ci spiace del problema venutosi a creare e nel mentre vi invitiamo a saldare quanto ancora dovuto».

Alcune ragazze, insegnanti precarie che arrivano da altre regioni e che hanno scelto il pensionato proprio perché, non avendo un lavoro sicuro, non possono permettersi un contratto d’affitto, sono state raggiunte telefonicamente e quindi dovrebbero tornare a Pordenone per portare via i loro effetti e comunque per cercarsi un’alternativa.

«Non c’è stata alcuna riunione per spiegarci le ragioni – spiega un’altra ospite – ci siamo trovate di fronte al fatto compiuto, dal primo agosto rischiamo di essere su una strada». Il presidente dell’Opera sacra famiglia spiega che in realtà la comunicazione informale ovvero verbale era arrivata nei tempi utili per cui le ragazze avevano il tempo di cercare un’altra sistemazione. «I casi in difficoltà – spiega Adriano Rosset – non sono più di sei o sette. Le altre sono tutte persone che lavorano e che quindi hanno la possibilità di cercare un’alternativa».

Ma l’obiezione è presto sollevata. «Se abbiamo scelto questa soluzione – spiegano le ospiti – è perché abbiamo contratti di pochi mesi e non possiamo permetterci di sottoscrivere un normale contratto d’affitto. Gli appartamenti a costi contenuti, poi, sono spesso molto fuori dal centro e quasi nessuna di noi ha un’auto per cui anche gli spostamenti al lavoro diventano difficile». Attualmente le giovani che lavorano pagano circa 250 euro il mese per una stanza con bagno e uso comune della cucina. La ricerca, poi, «in questo periodo è più difficile perché anche le agenzie iniziano ad andare in ferie».

Quello che amareggia le ragazze è «il fatto che veniamo mandate via da un giorno all’altro, senza alcuna possibilità, senza un interlocutore con cui parlare. Non c’è rispetto per noi».

Da parte del presidente, comunque, c’è la disponibilità a concedere la proroga di un mese nei casi di maggiori difficoltà. «Non è quella che cambia le cose. Se serve un mese per cercare un’altra sistemazione possiamo valutare – apre Rosset – ma sulla decisione finale non si torna indietro. La casa chiuderà».

Per Pordenone si tratta di una perdita. La struttura era l’unica riservata alle ragazze e alle donne (fatta eccezione per la casa della diocesi aperta in via Udine per accogliere ragazze madri). L’altra struttura che funge da pensionato sociale è la casa di San Giuseppe, della Caritas, ma questa accoglie solo lavoratori uomini. La casa della fanciulla, inoltre, aveva una disponibilità di posti importante. Attualmente le ospiti sono 26. Ragazze che ora rischiano di rimanere senza un tetto.

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