Carte e adempimenti burocratici costano alle imprese mezzo miliardo

Ogni azienda spende 16 euro al giorno. Il 60% delle leggi fiscali è oneroso

UDINE. Un conto da 5 mila euro l’anno per ogni azienda, ovvero 16 euro al giorno, due euro l’ora. È il costo che la burocrazia italiana scarica sulle imprese. Il conto, per le poco meno di 91 mila imprese attive in Friuli Venezia Giulia, è quindi di 455 milioni di euro, che salgono a 22 miliardi l’anno per il totale delle imprese italiane.



Che poi, si potrebbe dire, se la maggior parte di questa somma fosse utile, la “parcella” la si potrebbe anche pagare volentieri. Invece la burocrazia è una zavorra insostenibile che pesa sulla competitività, che aggrava i costi, che necessariamente aumenta i prezzi di prodotti e servizi, che rallenta il lavoro di ogni attività produttiva.

L’analisi sull’impatto del “monstre” di carte e scartoffie, moduli e dichiarazioni, contabilità e versamenti, è della Cna che, a distanza di tre anni da un’iniziativa analoga, ha intervistato un campione rappresentativo di imprese associate. Ne emerge che «per compiere tutti gli adempimenti richiesti dalla pubblica amministrazione - svelano il dato il presidente regionale della Cna Fvg, Nello Coppeto, e il segretario, Roberto Fabris - nel 41% delle imprese coinvolte si bruciano fino a tre giorni lavorativi al mese; nel 32% si sale fino a cinque; nel 9% fino a 10 e nel 7% si va oltre i 10 giorni. Solo nell’11% si impiega meno di una giornata lavorativa».

Ovviamente non tutti gli adempimenti vengono eseguiti “in casa”: occorre rivolgersi a consulenti esterni. «Lo fa il 46% delle imprese, tre anni fa la percentuale era del 61%; il 37% lo fa spesso. Questo dispendio di tempo, risorse ed energie zavorra il sistema Paese: quasi 9 imprese su 10 ritengono che la cattiva burocrazia costituisca un serio ostacolo alla competitività».

La burocrazia costa alle imprese, ma costa anche ai cittadini. E ovviamente alle amministrazioni locali, regionali e nazionali. E contrariamente alle intenzioni, le norme che complicano l’esistenza non diminuiscono, bensì aumentano.

Uno studio di qualche tempo fa realizzato dalla Scuola di economia e politica di Confartigianato Vicenza, con il contributo tra gli altri di Paolo Feltrin, ha preso in considerazione le norme fiscali approvate nell’arco di 6 anni: ben 629. Di queste 72 semplificano (11,4% del totale); 168 sono sostanzialmente neutre dal punto di vista dell'impatto burocratico (26,7%) e 389 presentano un impatto burocratico sulle imprese (61,8).

Ovvero: quasi due norme fiscali promulgate su 3 aumentano i costi burocratici delle imprese. «Il saldo dell’impatto burocratico - rileva lo studio - dato dalla differenza tra norme che complicano il rapporto con l’amministrazione fiscale e norme che semplificano, è pari a 317: sulla base di questo valore si può affermare che nei sei anni esaminati il fisco si complica alla velocità di 1 norma alla settimana».

Gli oneri burocratici ricadono su famiglie e imprese in maniera non uniforme nel Paese, e variano - anche di molto - da Regione a Regione. La burocrazia comunale, ad esempio, è al top nella Provincia autonoma di Trento, 248 euro pro capite, poco sotto c’è la Sicilia con 198 euro, la Liguria con 173, la Sardegna con 170 e il Friuli Venezia Giulia con 166 euro. In Veneto già si scende a 116 euro.

Ma alle vibrate e accalorate richieste di snellimento che arrivano ormai da decenni dalle imprese e dalle associazioni di categoria, lo Stato è spesso sordo. Eppure qualcosa di concreto si potrebbe are. Ad esempio, alla domanda: «perché accanirsi con le scritture contabili sulle microimprese?», chiede Cna Fvg. E la risposta è: «certamente no, lo Stato potrebbe sviluppare tutti i sistemi di forfetizzazione e di semplificazione evitando agli imprenditori una caterva di adempimenti inutili».

Oggi accade «che anziché concentrarsi sulle funzioni aziendali principali, come la produzione, l’innovazione, lo sviluppo - conclude Nello Coppeto - gli imprenditori sono costretti a rincorrere in affanno scadenze, adempimenti e incombenze talvolta incomprensibili persino agli addetti ai lavori. E se non bastasse, osserviamo persino alcuni paradossi di obblighi in assenza di specifiche della stessa Pubblica amministrazione». In sostanza: la norma che puntualmente richiede un certo adempimento non c’è, ma la “cartuzza” viene chiesta lo stesso. Il che significa l’antico adagio medievale «melius est abundare quam deficere» resiste ancora oggi.
 

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