«Carlo Rubbia al liceo? Tenace, non secchione»

UDINE. «Carlo Rubbia al liceo? Non era certo un secchione, piuttosto uno studente molto tenace. Me lo ricordo ben determinato a raggiungere certi risultati, desideroso di fare una bella carriera nella fisica, la materia che lo affascinava, che gli piaceva di più». A parlare così, a più di 60 anni dall’esame di maturità, è Ermes Micottis, funzionario di banca in pensione, ma soprattutto compagno di banco, nella prima liceo sezione B del Marinelli, del neo senatore a vita, goriziano di nascita, ma friulano di formazione.
Carlo Rubbia, effettivamente, una carriera più brillante, in campo scientifico, non poteva farla, tanto che nel 1984 è stato insignito del premio Nobel. Ma proprio quella sua volontà ferrea di sfondare nacque tra i banchi dei corsi pomeridiani dello scientifico udinese, come racconta l’amico di allora.
«Noi eravamo studenti in anni di assestamento - spiega Micottis -, la guerra era finita da poco e nel 1948, quando cominciammo a frequentare il Marinelli, non c’erano tante aule. Così alcune classi fecero lezione sempre il pomeriggio e la nostra, la prima B, fu una di quelle. C’era un preside, il professore e filosofo Guido Capitolo, che era un’istituzione, un personaggio di grande personalità, oltrechè uno studioso affermato. Le sue conferenze, al Puccini, erano seguitissime, la sala era sempre stracolma. Fu lui a dare un impulso straordinario alla scuola, che era severa, ma dalla quale uscirono fior di professionisti e accademici. Io e Carlo eravamo fianco a fianco, compagni di banco. Restammo nella stessa sezione solo quel primo anno, perchè poi lui fu spostato in A, dove c’era il professor Pyca, bravissimo a insegnare la matematica. Ma con Rubbia un forte legame è proseguito anche in seguito. Si studiava tanto, si discuteva tra noi giovani del futuro dell’Italia, delle nostre vite. Il luogo di ritrovo era sempre lo stesso, piazza Libertà. Lì fu scattata quella foto (che pubblichiamo in alto, ndr) che conservo ancora oggi gelosamente. Non c’erano distrazioni, discoteche, televisione o computer. Il nostro mondo, al di fuori delle famiglie, era il liceo».
Gli anni di permanenza del neo senatore a vita a Udine coincisero proprio con quelli dello scientifico, forse i più importanti nella formazione e nella crescita di una persona. Rubbia, come scrive lui stesso nell’autobiografia pubblicata sul sito Internet nobelprize.org, era figlio di un ingegnere che lavorava per la compagnia dei telefoni e che aveva cambiato diverse sedi, e di una maestra elementare.
«Mi ricordo che sapeva parlare bene il friulano - dice Micottis - e credo non lo abbia dimenticato. Anche all’esame di maturità ci ritrovammo vicini di banco. Il compito di matematica presentava delle difficoltà inedite per i programmi scolastici, ma lui riuscì a risolverlo brillantemente. E diciamo che, in quelle ore, con Carlo ci “confrontammo”, e così il problema lo risolsi anch’io».
Ermes Micottis, che oggi vive con la moglie a Faedis, ha accolto con grande piacere la notizia della nomina a senatore a vita del suo vecchio compagno di scuola.
«La carriera di Carlo Rubbia è stata sorprendente e bellissima - dice -. Sono contento per lui, ancora di più oggi che Napolitano lo ha scelto. Il presidente ha fatto bene, sono tutte persone che hanno meriti indiscussi e lontane dalla politica di mestiere. Dalla fine della maturità, con Rubbia, non ci siamo più rivisti, se ci fosse l’occasione mi piacerebbe davvero stringergli la mano. E ricordare i tempi del Marinelli, il liceo che ci ha fatto diventare uomini».
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