Carburanti, è boom di stazioni di servizio indipendenti

Ormai hanno raggiunto il 30 per cento del totale. Molti si improvvisano benzinai e cresce il turn over

PORDENONE. Numerose chiusure, rapidi cambi di gestione e il boom dei distributori “no logo”: sono queste le caratteristiche delle stazioni di servizio nella Destra Tagliamento, un settore che conta ben 150 distributori nel territorio provinciale.

Le pompe bianche. I distributori cosiddetti “no logo”, ovvero che non fanno parte delle grandi compagnie petrolifere, sono in provincia circa il 30 per cento del totale. Un numero che è in continua ascesa e che non accenna ad arrestarsi: uno di questi, per esempio, è in fase di apertura nell’area commerciale di fronte alla Sme e a Pittarello.

I dati sono forniti dall’associazione di categoria dei distributori di carburanti Figisc dell’Ascom. «Sono una realtà senza gestione sindacale – spiega il presidente Claudio Favaro – e quindi fuggono a un’analisi complessiva». Si tratta di realtà più snelle di quelle che si appoggiano alle grandi compagnie, e proprio per i costi ridotti di gestione possono strappare prezzi più bassi alla pompa.

Favaro non nasconde che la loro repentina ascesa ha avuto un forte contraccolpo sulle pompe “tradizionali”. Ma anche le pompe bianche sono soggette alle regole della burocrazia, alla forte pressione fiscale e a numerosi obblighi che rendono la forbice del guadagno sempre più sottile.

Repentini turn over. Il periodo di crisi che stiamo attraversando sta incrementando il numero di “improvvisati benzinai” che si dedicano a questo lavoro sperando in rapidi guadagni.

Ma molti si sono dovuti ricredere: agire sul costo finale del carburante per avere un numero maggiore di clienti non è un criterio che si è dimostrato sempre vincente. Le tasse e i costi fissi sono molto elevati e alla fine un’esagerata “strozzatura” dei margini di guadagno risulta deleteria.

«Resistono le vecchie gestioni – afferma Favaro – più esperte nel curare il servizio. Ma pian piano queste figure sono destinate a scomparire. Oggi non esiste più il benzinaio d’una volta, con la piccola officina che cambiava l’olio e controllava gli pneumatici. Il distributore si è riempito di servizi accessori che aumentano i costi e sono di difficile gestione».

Le stazioni di servizio sono ormai diventate «di tutto un po’»: si beve il caffè, si comprano gratta e vinci, i quotidiani, si lava la macchina, si comprano gli accessori per la vettura. Per tagliandi e cambio olio ci si rivolge alle concessionarie.

Chiusure. Oltre al turn over, un’altra “piaga” nei distributori della provincia è costituita dalle chiusure: circa il 10 per cento delle stazioni è chiuso o a rischio chiusura.

«Per il futuro prevedo una selezione naturale con una riduzione di almeno il 30 per cento dei distributori ora presenti – sostiene Favaro –. L’auspicio è che non si tratti di chiusure traumatiche, ma guidate o programmate».

Metano cercasi. In provincia di Pordenone ci sono tre distributori attrezzati per rifornire le auto a metano. Un numero irrisorio e che penalizza molto coloro i quali hanno deciso di scegliere un’auto con quel tipo di carburante per risparmiare sul pieno.

«E’ vero che i distributori di metano sono pochi – conferma Favaro –, ma non sono poi molti quelli che scelgono questo tipo di carburante. Oggi è preferita una buona automobile a gasolio, che fornisce performance del tutto paragonabili al metano. La nuova moda del momento è invece l’automobile ibrida, tant’è che nelle stazioni di servizio c’è in programma l’installazione di colonnine per il rifornimento dell’energia elettrica».

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