Cappella di San Nicolò: avanza il restauro degli antichi affreschi

Pordenone, il pool dei Magri fa risplendere le opere del Medioevo. Nelle volte i dottori della Chiesa e lo stemma degli Asburgo

PORDENONE. La città “picta” di fine medioevo con i palazzi affrescati, lo stemma Asburgo, i dottori della chiesa: è un capitolo di storia dell’arte ritrovata nella volta della cappella di San Nicolò. Il mago del restauro degli affreschi è Giancarlo Magri, al lavoro con i figli d’arte Alberto e Giovanni nel duomo di San Marco a Pordenone.

«Restauro conservativo in corso – ha calcolato Magri fino a maggio 2016 –. Gli affreschi sono attribuiti a un pittore della bottega dello Squarcione». Dario da Pordenone, forse.

Il recupero. «Il restauro è un proseguimento dell’intervento conservativo che ho effettuato nel 1979 – ha indicato Magri - dopo il terremoto». La tradizione attribuisce la cappella a Rodolfo IV d’Austria: fu decorata verso la metà del XV secolo, forse grazie al contributo della Confraternita dei Barcaioli che avevano un altare privato.

Nella volta ci sono i padri della chiesa: Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Gregorio, San Girolamo e santi nei cerchi iridati e sorretti da angeli.

«Si narrano per immagini – spiega Magri sui tralicci con pennello e solventi – gli episodi della vita di San Nicolò». Nel corso dei secoli, per mutate esigenze di culto, a seguito della visita pastorale del De Nores vescovo di Parenzo nel 1584, fu data ingiunzione di imbiancare le pitture per dare maggior luminosità alla cappella.

Con il mutare del gusto, nel 1592 gli affreschi furono intonacati e il paramento della cappella subì modifiche strutturali con la demolizione degli intonaci parietali, il tamponamento del rosone e delle monofore, ricoperti con nuove modanature e riportati alla luce nel 1883.

Nel 1938 le superfici pittoriche sono state restaurate da Tiburzio Donadon che rimosse le scialbature con strumenti di allora poco idonei, raschiandole grossolanamente intaccando gli strati sottostanti, tralasciando alcune zone più resistenti.

L’autore. «Gli affreschi sono opera di anonimo (maestro delle storie del Santo) e risalgono alla seconda metà del secolo XV – ha continuato il restauratore -. Da notare, dal punto di vista stilistico, la presenza della ricerca di una strutturazione prospettica convincente, che denota un influsso rinascimentale nel gusto ancora cortese».

C’è anche l’affresco staccato di San Nicolò in cattedra, opera del maestro della Cappella Ricchieri. «Le lacune molto estese, riferibili a circa metà dei dipinti raffiguranti i dottori della chiesa – è il dettaglio di Magri - sono state rifatte da Donadon secondo le direttive del momento».

Nel 1976 l’edificio subì seri danni strutturali, compresa la cappella. Pulizia con bicarbonato d’ammonio e risciacqui con acqua deionizzata. «I test preliminari hanno indicato i tempi di impacco sulla stabilità pittorica».

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