Capi usati e pezzi vintage: è crisi anche nei mercatini

UDINE. La crisi travolge anche i mercatini dell’usato: vendite diminuite, prezzi al ribasso e clienti sempre più esigenti che storcono il naso all’idea di sborsare qualche euro per portarsi a casa un pezzo vintage o qualche capo d’abbigliamento.
Ieri, come ogni seconda domenica del mese, in via Riccardo di Giusto è stata allestita la fiera mercato dell’usato, degli oggetti hobbistici e da collezione «Robis di une volte» e, nonostante la pioggia e il repentino abbassamento delle temperature, l’appuntamento ha registrato un bel via vai di gente.
Risparmiare è certamente diventato l’obiettivo principale di chi frequenta i mercatini, aldilà degli appassionati collezionisti – che ormai si contano sulle dita della mano – e, ovunque, è una caccia all’affare, tra continue trattative e mediazioni sui prezzi.
Sempre più famiglie, infatti, tirano la cinghia per arrivare a fine mese e le bancarelle della “seconda mano” sono soluzioni convenienti, anche perché se fino a qualche anno fa i clienti erano solo extracomunitari e qualche nostalgico, da tempo a rovistare soprattutto sui banchi di vestiti s’incontrano molte famiglie del ceto medio, messe alle strette per l’attuale situazione economica.
«Il nostro lavoro è decisamente aumentato negli ultimi anni – conferma Emanuela, che vende abbigliamento e calzature – ci sono parecchi stranieri, ma anche gli italiani hanno imparato a sfruttare questa “piazza”, soprattutto le famiglie con bambini più piccoli, del resto con capi a uno, due euro come si fa a rinunciare».
Soddisfatta anche Lorena, presente in via Di Giusto da due anni: «Qui si può trovare vestiti per bambini, ragazzi, uomo e donna, casalinghi e qualche bigiotteria, la gente c’è, il lavoro con la crisi è aumentato, ma di conseguenza si sono moltiplicate anche le bancarelle e comunque i prezzi dei capi sono bassi e si aggirano tra uno e due euro. Non è che si facciano gli affari».
Genere trainante, quindi, è senz’altro l’abbigliamento: molti pezzi in buone condizioni a cifre decisamente appetibili.
«Regalare» una nuova storia agli oggetti «allunga loro la vita e consente di risparmiare»: è questo il motivo per cui un’altra venditrice triestina decide di partecipare ogni mese alla fiera di Udine.
Fiera in cui si può trovare anche vere chicche del passato, tra stampe antiche, cornici, ceramiche, foto d’epoca, radio e trasmettitori, dischi in vinile, volumi vissuti ma anche collezioni di francobolli e monete.
La gente effettivamente non manca, ma c’è chi valuta l’opzione di “mollare l’osso” perché con incassi così magri non riesce a rientrare nemmeno nelle spese di adesione alla giornata.
«Vendo pochissimo, soprattutto adesso che si va incontro all’estate» riferisce una signora di Tolmezzo. «C’è stato un calo di presenze» conferma Andrea in mezzo ai giocattoli e ai libri. Su una cosa, però, i venditori sono tutti d’accordo: regna la lotta alla contrattazione e, soprattutto con alcuni clienti, è una battaglia continua.
«Chiedi un euro, ti danno 50 centesimi: c’è una crisi nera e si rischia di prendere solo fregature con monete anche false» si rammarica un’operatrice del settore.
A rincarare la dose ci pensa un collega: «Ormai questo più che il mercatino delle pulci mi sembra quello dei pidocchi. Rispetto ad altre città non si vende nulla e se un tempo poteva permettersi di offrire pezzi interessanti, ora, complice la crisi, la gente si concentra solo sulle necessità e non è disposta a spendere nulla».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto