Caneva, moria di pesci rossi nel laghetto “europeo”

CANEVA. Moria di pesci rossi, salamandre e anfibi in una grande pozza di abbeveraggio, in località Nicoi verso il Gaiardin. Acqua inquinata oppure il gelo ha ucciso pesci e altre specie?
Via alle verifiche: le reclamano gli ambientalisti per quella lama d’acqua che è stata co-finanziata dalla commissione ambiente d’Europa, qualche anno fa.
«Uno spazio protetto per la conservazione attiva della salamandra atra aurorae e altri anfibi è stato trasformato in un cimitero – lo ha segnalato l’ambientalista Vittorio Mella con altri naturalisti di Sacile –. È un mistero la causa di questa moria: l’ipotesi è quella dell’avvelenamento della grande pozza di abbeveraggio.
In superficie e sotto lo strato di acqua ghiacciata si vedono galleggiare almeno 300 pesci, ma altri potrebbero essere sul fondo, con altre specie».
A pochi chilometri, a fine gennaio, due incendi divampati di notte per mano di ignoti avevano creato panico tra i proprietari dei terreni in altura.
«A circa 700 metri sul livello del mare, il progetto di ripristino della vecchia pozza o lama è stato arricchito con altri pesci rispetto agli autoctoni – ha spiegato Mella –. Serve per abbeverare greggi, bovini e altri animali selvatici: era piena di pesci rossi detti carassio rosso, che appartengono ai ciprinidi di razza autoctona e molto prolifici.
È una tragedia vederli morti a pancia in su, nell’acqua: serve un’analisi accurata sulle cause. Se si trattasse di avvelenamento, allora questo potrebbe mettere in pericolo altre specie che si abbeverano».
La zona ricade ai confini tra Friuli e Veneto: poche case che si ripopolano d’estate e tanti naturalisti in passeggiata, anche d’inverno.
«Alcuni pescatori del luogo sembrano escludere una moria per mancanza di ossigeno da ghiaccio – ha concluso Mella –. In quanto il pesce rosso è un ciprinide abituato a vivere in zone diverse. Il dato certo è che atti di vandalismo sono capitati in gennaio nella zona, più a valle».
A circa quattro chilometri, nel Pian Salere, si sono trovate anche tracce di pneumatici bruciati in mezzo a una discarica di rifiuti ingombranti abbandonati in un boschetto.
«È un mistero da risolvere, questa morìa – gli ambientalisti chiedono verifiche –. La superficie della lama piena di pesci morti sarà un fenomeno normale, dovuto al freddo dell’inverno oppure è un caso di avvelenamento della pozza d’acqua?
In ogni caso, il risultato è quello di un danno notevole: per quanto riguarda la fauna ittica in questo angolo naturale». La causa determinante potrebbe essere stata la carenza d’ossigeno sotto il sottile strato ghiacciato. «Meglio verificare – ha concluso Mella -. Rimane la speranza che la lama si ripopoli».
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