Caneva ha celebrato i “deportati del carbone”

La ricorrenza di Santa Barbara tra ricordi e storie di emigrazione andare in miniera

CANEVA. Per la 52ª festa di Santa Barbara i reduci delle miniere del Belgio si sono travati con la comunità davanti alla Casa museo Arduino Martinuzzo, imbandierata, e al monumento al minatore.

La ricorrenza, organizzata dall’Associazione italiana ex minatori (Aiem), presieduta da Barbara Martinuzzo, è stata allietata dalle esibizioni del corpo bandistico di Cappella Maggiore, diretto da Massimiliano Dal Mas e del coro Ana Giulio Bedeschi di Gaiarine, diretto da Simonetta Mandis, presenti gli amministratori Anna Elsa Zanfrà e Mario Sartor per i comuni di Sacile e Fiume Veneto.

Il corteo con gli ex minatori, in testa i labari delle loro sezioni, vistoso quello che reca i colori della bandiera belga, era aperto dalla filarmonica e dagli alpini della corale che hanno portato a spalla la statua di Santa Barbara, dal museo fino alla parrocchiale di Fratta.

Don Antonio Pianca ha celebrato la messa nel ricordo di tutti gli ex minatori che sono “andati avanti”, funzione accompagnata dalla corale di Gaiarine, particolarmente applaudita.

Sul monumento al minatore, momenti toccanti sono stati vissuti durante il discorso di Barbara Martinuzzo, presidente dell’Aiem, autrice del saggio di testimonianze “I deportati del carbone”.

Barbara ha evocato la «triste epopea dei 300 mila italiani», tanti erano di Caneva, costretti dalla miseria a lavorare, come bestie, in fondo ai pozzi minerari del Belgio.

«C’è stata poca riconoscenza per i loro sacrifici – ha affermato Barbara Martinuzzo – e oggi si rischia, con il trascorrere degli anni, di dimenticarli». I fiori sul monumento sono stati deposti dagli ex minatori Lugi Mandis, Giacobbe Dal Cin, Bruno Ibic, Emilio Zava e Mario Bonaldo.

Le loro storie si assomigliano. Sono scampati a incidenti che potevano costare loro la vita e alla silicosi che li ha segnati nel fisico. In comune hanno tutti anche la grande amicizia che li legava ad Arduino Martinuzzo, ora scomparso, fondatore a Caneva dell’Aiem e della casa- museo del minatore.

In particolare Luigi Mandis ricorda di aver portato con Arduino Martinuzzo i primi soccorsi durante la tragedia di Marcinelle nella miniera del Bois du Cazier, dove l’8 agosto 1956 sono morti 262 minatori, 136 erano italiani.

Bruno Ibic di Polcenigo, racconta di essere stato aiutato, pochi mesi prima, alla metà di giugno del 1956, da Arduino Martinuzo a salvarsi, uscendo in fretta dal pozzo della miniera di Bois du Luc, dopo un fuga di grisù.

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