Buco alla fondazione Carnelutti, l’avvocato Comelli: «Riserbo doveroso»

UDINE. Dell’ammanco nelle casse della Fondazione forense “Francesco Carnelutti”, ieri, si è parlato con sorpresa pressocché unanime in ogni angolo del tribunale di Udine. E la notizia, va da sè, è destinata a fare discutere ancora a lungo.
Anche perchè si tratta di vedere quale direzione deciderà di imboccare la Procura: sul caso, all’inizio del mese, la Fondazione ha presentato un esposto abbastanza circostanziato, benchè incompleto degli accertamenti contabili tutt’ora in corso.
E la denuncia è confluita già in un fascicolo. Ma al diretto interessato non è ancora stato notificato alcun atto.
La persona indicata nell’esposto quale presunta responsabile del “buco” è l’avvocato Gianfranco Comelli, ossia uno dei consiglieri storici della Fondazione e, da qualche anno, anche il suo tesoriere. Incarico dal quale si è dimesso proprio nei giorni scorsi.
Si tratta soltanto di supposizioni, beninteso, e finchè la magistratura non avvierà un’azione penale nei suoi confronti, tali rimarranno. Dal canto suo, intanto, la Fondazione, dal 2004 è rappresentata da consiglieri degli Ordini degli avvocati di Udine, Trieste, Gorizia e Tolmezzo e che è presieduta da Roberto Gambel Benussi, di Trieste, un’ipotesi di reato l’ha formulata: appropriazione indebita con l’aggravante della somma ingente. Ossia di qualcosa come 100 mila euro.
A tanto sarebbero arrivati i conteggi avviati da dicembre, cioè da quando ci si è accorti dell’ammanco. Delle verifiche è stato incaricato un professionista e le annualità alle quali si riferiscono le irregolarità finora riscontrate sarebbero già tre o quattro. La portata del danno, tuttavia, si starebbe nel frattempo ridimensionando. A quanto appreso, colui che si è appropriato del denaro avrebbe cominciato a restituirlo e la somma si sarebbe già dimezzata.
«Ho appreso della vicenda dal giornale - ha affermato l’avvocato Comelli, da noi contattato per una spiegazione su quanto avvenuto e sulla sua decisione di dimettersi dall’incarico di tesoriere -. In questo momento, preferisco mantenere una posizione prudenziale e un estremo riserbo. Ritengo doveroso non rilasciare dichiarazioni - prosegue, con la cortesia che gli è propria -, anche per rispetto nei confronti di chi sta procedendo alle verifiche».
La notizia di reato è finita sul tavolo del pm Marco Panzeri, attualmente applicato alla Procura di Gorizia. Anche su quel fronte, comunque, le bocche restano cucite. Nè l’avvocato Comelli ha ancora nominato alcun difensore. «Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalla Procura - spiega - e, comunque, deciderò il da farsi quando avrò contezza di ciò che eventualmente mi sarà contestato».
Del “giallo” alla Fondazione forense si è discusso anche nel corso di un incontro tenuto in mattinata all’Ordine di Udine. «È giusto - aveva commentato il giorno prima il presidente Enrico Bulfone - che le indagini della magistratura facciano il loro corso e che sia fatta chiarezza sull’intera vicenda».
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