«Bruno Gubana ci ha educati alla vita»
Gorizia ha tributato ieri l’ultimo, commosso saluto a Bruno Gubana. Nell’affollatissima la chiesa parrocchiale di San Rocco sono stati tanti gli ex grandi del basket cittadino che hanno voluto essere presenti per onorare un maestro che ha fatto la storia di questo sport, l’autentico “padre” della pallacanestro goriziana.
Una carriera straordinaria da allenatore e dirigente, con tre promozioni (due in serie A) da coach dell’Ugg, uno scudetto juniores, innumerevoli giovani talenti istruiti e fatti crescere dai suoi insegnamenti. Ieri c’erano, fra gli altri, Corrado Vescovo, due volte campione d’Italia con la Milano targata Simmenthal, Alberto Ardessi, Moreno Sfiligoi (attuale presidente dell’Ugg), Livio Valentinsig e Benito Zollia, oggi imprenditore di successo e che oltre ad essere stato uno dei maggiori talenti forgiati da Gubana ai tempi d’oro della pallacanestro goriziana era a tutti gli effetti “uno di famiglia” per Bruno.
Proprio Zollia ha pronunciato l’orazione funebre e nelle sue parole, così come in quelle pronunciate dal parroco don Ruggero Dipiazza nell’omelia, è riecheggiato un messaggio chiaro: Gubana, era più di un grande maestro di sport, era un maestro di vita. «Un uomo giusto» come lo ha definito don Ruggero, ponendo l’accento anche sull’eredità morale lasciata dai goriziani di quella generazione e sottolineando la differenza rispetto ad un presente in cui questa città ha smarrito «la sua anima e la sua identità». «I nostri grandi vecchi, quelli come Bruno - ha affermato don Dipiazza -, avevano la profonda convinzione che per costruire qualcosa nella vita occorre educare la famiglia e gli altri all’impegno e alla serietà attraverso il proprio esempio, la dirittura morale. Questo era Bruno Gubana, un uomo di equilibrio, un punto di riferimento, che affermava con convinzione ciò che era giusto, deciso a non cedere mai ai compromessi. Il lavoro, per lui, significava impegno costante, sempre e comunque, da militare come da allenatore in serie A. Attraverso l’esercizio della volontà arricchiva sé stesso di tante qualità da mettere al servizio degli altri. Una vita piena di lavoro, di fatica, di interessi. Allenatore di pallacanestro, istruttore di sci, giocatore di calcio. Ha contribuito a dare un’identità e un’anima a questa città. Quella di Bruno era una religiosità del vivere: aveva quel tanto di laicità propria delle persone che si assumono dei compiti nella vita senza cercare in Dio un fuga dalle proprie responsabilità. Il Vangelo è qualcosa che si vive al di là delle proclamazioni di fede».
«Non piangiamo per averlo perso, ma gioiamo per averlo avuto» ha concluso Zollia nel suo ultimo saluto a un allenatore che è stato soprattutto in grado di «educare alla vita», di insegnare che nello sport occorre saper vincere e saper perdere, proprio come nell’esistenza quotidiana. Una vocazione all’insegnamento che Gubana aveva assecondato diplomandosi all’istituto magistrale e iniziando a lavorare come maestro prima della guerra. Zollia ha poi ricordato lo spirito positivo e propositivo di Gubana, una dote di cui oggi si sente quanto mai bisogno in una Gorizia che sembra aver perso fiducia nel proprio futuro: «Siamo cresciuti nel motto “volere è potere” dell’Ugg, e sono parole di cui questa città dovrebbe riappropriarsi».
Piero Tallandini
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