Botte e minacce alla convivente: a giudizio uomo di 45 anni

L’uomo era stato arrestato subito dopo la sua denuncia. Dovrà rispondere anche di violenza sessuale e sequestro di persona

UDINE. L’elenco delle violenze fisiche e verbali che una quarantenne di Campoformido aveva raccontato di avere subìto l’anno scorso dall’uomo con cui aveva avviato una relazione sentimentale è a dir poco raccapricciante. In meno di un anno, la sua vita si era trasformata in un film dell’orrore, scandita da botte e minacce continue, insulti e prepotenze, dentro e fuori dal letto.

Se e in che misura il suo ex pagherà per la sfilza di reati che la Procura ha ipotizzato a suo carico sarà il tribunale collegiale di Udine a stabilirlo.

Ritenendo indispensabile il vaglio dibattimentale, il gup Emanuele Lazzàro ha disposto il rinvio a giudizio dell’uomo, un campano di 45 anni di cui si omettono le generalità, al solo scopo di non rendere riconoscibile la parte offesa, e fissato nell’udienza del prossimo 14 settembre l’inizio del processo.

Difeso dall’avvocato Giuliano Chiandussi, del foro di Trieste, l’imputato è chiamato a rispondere delle ipotesi di reato di sequestro di persona, violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni.

Entrambi single, si erano conosciuti in chat, attraverso un social network, nel luglio del 2015, e avevano cominciato a frequentarsi con l’entusiasmo di chi crede di avere finalmente trovato il compagno giusto. Quasi subito, però, erano emerse l’indole violenta e il passato tribolato dell’uomo, un pregiudicato con problemi psichiatrici certificati.

La storia era proseguita comunque, trasformandosi intanto in convivenza, in un’alternanza di alti e bassi. Finchè lei non si era armata di coraggio e lo aveva denunciato ai carabinieri. Era il 7 maggio, il giorno dopo l’ennesima aggressione. «Da qui esci solo morta», le aveva intimato lui, nel corso della notte precedente, schiaffeggiandola e premendole un coltello sul ventre.

Lui era stato arrestato dai carabinieri e lei, assistita dall’avvocato Andreina Baruffini, aveva cominciato a raccontare tutto delle vessazioni che era stata costretta a sopportare.

Accuse che l’uomo, interrogato in carcere dal gip, aveva cercato di ridimensionare, parlando di ferimenti accidentali e attribuendo a sua volta alla compagna scatti d’ira legati all’eventualità che lui la lasciasse.

Nel capo d’imputazione formulato dal pm Annunziata Puglia si ipotizzano anche episodi di violenza sessuale, ossia di rapporti volutamente dolori e accompagnati da percosse, e di privazione della sua libertà, come quando, dal 5 al 7 marzo, l’avrebbe tenuta chiusa in casa, impedendole di telefonare e minacciandola con una scure.

Scarcerato un paio di giorni dopo l’arresto, l’uomo era stato sottoposto al divieto di avvicinarsi alla ex fino al 7 novembre scorso, quando il gip aveva ordinato l’estinzione della misura.

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