Bonifica nell’ex Saint Gobain I Verdi: va estesa all’area esterna

CERVIGNANO. Partita la bonifica nell’ex area industriale Saint Gobain, ma i Verdi chiedono di stendere l’intervento all’esterno per un raggio di almeno 300 metri. «La salute dei cittadini va tutelata – scrive Giampaolo Chendi a sindaco e Arpa –. Ci siamo rivolti al primo cittadino affinché si faccia portavoce della richiesta col ministero. Le lavorazioni industriali hanno comportato l'uso di sostanze altamente nocive. Va verificato se il non corretto uso del termodistruttore abbia prodotto diossina e se la sostanza possa trovarsi ancora nel suolo. Nella particella adiacente la proprietà Saint Gobain (area Marcegaglia), poi, esiste una tettoia in eternit che si sta sbriciolando. Nel prato accanto alla palazzina dell’ex mensa operai la flora spontanea è sistematicamente eliminata da ignoti che usano diserbanti chimici. L’abbiamo verificato di persona». Chendi, per i Verdi del sole che ride, si era già occupato del caso Saint Gobain. «Avevamo preso posizione – precisa – affinché fosse tutelata la salute dei lavoratori nella fabbrica e nel perimetro circostante l’opificio; avevamo fatto notare agli organi competenti che l’attività era effettuata in un’area densamente abitata. Nello stabilimento il termodistruttore funzionò con autorizzazione del ministero, che con lettera del 30 gennaio ’97 subordinò l’autorizzazione ambientale all’esecuzione di 14 prescrizioni delegando il controllo alla Regione. Poi la magistratura decise di interrompere la lavorazione per i possibili danni alla salute dei lavoratori. Intervenne l’allora sindaco di Cervignano, Mauro Travanut, che con delibera permise di continuare la lavorazione. Esiste un ampio carteggio di cui siamo in possesso che va dal 1996 al 2006. Molte patologie che, in quegli anni, interessarono i lavoratori della fabbrica furono strettamente legate alle vie respiratorie. Per questo è stato richiesto di avere accesso alla documentazione sanitaria, ma il ministero si è rifiutato di fornire i dati per la legge sulla riservatezza dei dati personali. Il termodistruttore ha proseguito l’attività fino alla chiusura della fabbrica senza le procedure di sicurezza e le dovute misurazioni al suolo».
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