Bomba in Libano, l’ansia delle famiglie

Momenti d’apprensione anche in provincia per quanto accaduto in Libano, dove l’esplosione di un ordigno lungo la superstrada che collega Beirut alla città portuale di Sidone ha investito una jeep del contingente italiano Unifil, causando sei feriti, due dei quali gravi.
Nella frazione di Prodolone, a San Vito al Tagliamento, risiede, con la moglie e i due figli, Patrik Zamarian, attualmente comandante della Cimic unit dell’Unifil. La moglie Karin Di Stefano, dottoressa farmacista (i figli hanno uno 8 anni e frequenta la scuola primaria di Prodolone, l’altro ha un anno compiuto da qualche giorno), ha vissuto le prime ore successive all’attentato, quelle in cui le notizie dal Libano giungevano a singhiozzo, con un nodo alla gola: non riusciva a contattare il marito.
Fortunatamente, col trascorrere delle ore, Karin è riuscita a sentire il proprio congiunto, che l’ha rassicurata. Il convoglio colpito non appartiene infatti all’unità di cui è comandante Zamarian, bensì all’aliquota del decimo reggimento Manovra di Persano, impegnata in Libano nel Gruppo di supporto di aderenza (Gsa), la struttura logistica della missione Unifil.
Un sospiro di sollievo, pur col pensiero rivolto a chi sfortunatamente è rimasto ferito nell’attentato, assieme alla moglie l’ha tirato anche il sindaco di San Vito, Antonio Di Bisceglie, che abita a pochi passi dall’abitazione dei coniugi Zamarian. «Ho espresso a Zamarian la mia solidarietà per questo episodio – ha riferito Di Bisceglie -, che è ancor più forte in quanto si tratta di una missione di pace, che tra l’altro sinora ha visto il numero di incidenti contenuti». L’Italia partecipa alla missione libanese, iniziata nel 2006, con un contingente massiccio: i militari sono 1.780.
Andrea Sartori
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