Bolzonello striglia le categorie: accusate, ma siete lì da 20 anni

PORDENONE. «Non siamo né a un funerale né a un processo». Sergio Bolzonello prende la parola, alza la voce e in sala cala il silenzio. Ha ascoltato gli interventi degli esponenti delle categorie economiche – l’unico che non ha parlato è stato il presidente dell’Ascom Alberto Marchiori – e poi è stato un fiume in piena.
Un passo indietro, agli interventi dei rappresentanti delle categorie economiche. Giovanni Pavan, camera di commercio, aveva lanciato l’allarme: «Il livello dell’acqua è sotto la gola. Rischiamo di perdere tutto quello per cui abbiamo lottato». Insomma, emergenza «sociale, economica e istituzionale assoluta».
Ha snocciolato i punti economici di Pordenone e, a testa bassa, ha attaccato: «Cari politici, la nostra non è la fuga dalla regione. Qui lavoriamo ogni giorno, ma questo territorio rischia di restare senza connotati».
Tocca al presidente di Unindustria, Michelangelo Agrusti: «Di fatto l’unica camera di commercio soppressa è quella di Pordenone: perché? Si sta andando alla disintegrazione di questa regione molto particolare, tenuta insieme dalla politica di alto livello, che ci educò a essere cittadini del Friuli Venezia Giulia».
Ed ha citato De Gasperi: «Ci sono momenti in cui bisogna pensare di più alle nuove generazioni piuttosto che a vincere le elezioni».
Silvano Pascolo, Unione artigiani: «Non difendiamo posizioni di retroguardia, ma un territorio e il suo futuro. Siamo gli unici, in regione, a subire questo trattamento».
Figli e figliastri, denuncia il direttore di Unindustria Paolo Candotti, «vince chi è più furbo e più forte in questo momento? Non è il modo di procedere».
Cesare Bertoia, Coldiretti, ha auspicato che «si alzi una voce di riscatto dalla politica, le ristrutturazioni si fanno condividendo i progetti e non imponendoli col rischio di dividere le comunità».
Li ha ascoltati tutti, gli interventi, Sergio Bolzonello. In silenzio. Sino a quando è toccato il suo turno, sette minuti come a tutti gli altri. «Ho sentito una serie di accuse alla giunta regionale. La cosa non mi va bene, soprattutto da parte di chi è lì da vent’anni».
Tra il pubblico si sprecano sorrisini compiaciuti. «La questione camera di commercio – affonda – riguarda voi e i vostri posti e le società collegate. La giunta regionale ha messo per iscritto quello che auspicava: una camera di commercio unica. Non chiacchiere, atti».
E ha rincarato: «Se avete problemi al vostro interno, risolveteveli».
Sul rischio declassamento della prefettura, Sergio Bolzonello ha rimandato al Governo Monti, ma ha anche rassicurato: «C’è un percorso fattibile che ci porterà al mantenimento di tutti i presidi provinciali di sicurezza».
Fatta questa precisazione, il tono s’è rialzato: «Non mi piango addosso e non parlo di declino. Questo territorio, tenuto assieme dalla vocazione economica, non sta morendo, si sta trasformando e sta cercando un percorso di innovazione. E questa provincia sta uscendo dalla crisi prima delle altre. E’ fondamentale tenerla insieme e questa giunta lo sta facendo. Pensate solo all’agroalimentare: chi lo tutela? Gesù Bambino? Il Messia? L’abbiamo fatto noi, senza sbandierarlo. Anche sul fronte della sanità, stanziando il 5 per cento in più delle risorse e rendendo il Cro ancora più forte».
Ma allora, ha aggiunto, «viviamo in un territorio in disfacimento o c’è qualcuno che lavora? Dove sono i fenomeni che si lamentano?». Assenti. A parte «Alessandro Ciriani, cui do atto del suo impegno e della sua responsabilità».
Sergio Bolzonello attacca anche coloro che lo “accusano” di non far pesare in Regione le sue 10 mila preferenze. E qui si anima davvero: «É colpa nostra! Io il fenomeno lo farei, anche», ha detto utilizzando una battuta sportiva, «ma se avessi una squadra dietro».
Ha chiuso dicendosi «fiducioso, sul futuro della Destra Tagliamento: ne siamo sempre venuti fuori e lo faremo anche stavolta».
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