Bimbi a casa da scuola e asilo: i consigli della pedagogista su come gestire questa fase

UDINE. La nostra regione diventa da lunedì 15 marzo zona rossa. Con i servizi educativi chiusi i genitori, in particolare, sono chiamati a fare un ulteriore, grande sforzo per proteggere i propri figli dall’ansia e dallo stress e per sostenerli adeguatamente nei percorsi di apprendimento, lontani dalla scuola. Preoccupazione, perdita di fiducia, stanchezza sono ad un anno dall’inizio della pandemia i sentimenti che maggiormente attraversano gli adulti. Ma, «la situazione è molto diversa – spiega la dottoressa Francesca Bertoli, pedagogista, mediatrice familiare e coordinatrice genitoriale. Anche se più affaticati, perché abbiamo sulle spalle un anno difficilissimo, abbiamo speranze concrete, sappiamo chi stiamo combattendo, lo scorso anno no, e soprattutto sappiamo che ci sono gli strumenti per combattere il virus. Dobbiamo fare ancora un piccolo sforzo, ma non possiamo non pensare positivo».
Dai piccoli del nido agli adolescenti. Le prossime settimane, saranno tutti a casa, a stretto contatto con i genitori e molti di loro, soprattutto le donne, dovranno anche lavorare. Con quale atteggiamento dobbiamo affrontare le prossime settimane?
«In questo tempo più che mai sospeso dobbiamo avere un atteggiamento pedagogico, inteso nella sua dimensione etica e morale. Noi genitori dobbiamo trovare l’adulto che è dentro di noi, perché i bambini e i ragazzi devono avere una guida».
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Cominciamo dall’atteggiamento allora, cosa dobbiamo cercare di fare, concretamente?
«Essere lucidi, ottimisti e consapevoli che il primo passo è il rispetto delle regole. Il rispetto delle regole, chiare e condivise ci salva la vita in situazioni di difficoltà».
Cosa fa di un genitore un educatore?
«Se in un tempo di non crisi potevamo permetterci di delegare ad altri piuttosto che camminare a tratti vicini ai nostri figli, oggi dobbiamo essere davanti a loro e guidarli. La famiglia, anche se affaticata, deve darsi almeno tre regole: restare focalizzata di fronte all’obiettivo primario che è il benessere dei figli, chiedersi che cosa sta imparando dall’esperienza trasmettendolo ai figli, non arrendersi difronte alle difficoltà».
Cosa possiamo fare concretamente per i bambini, anche piccoli?
«I bambini hanno bisogno di essere informati correttamente, secondo le loro capacità di ricezione e elaborazione di quello che sta accadendo. Sottolineando una prospettiva positiva, pensando a cosa si farà quando tutto sarà finito. Possiamo usare libri di fiabe e letteratura per l’infanzia che ci danno sempre un aiuto fondamentale nel veicolare messaggi importanti attraverso metafore; anche il cinema per bambini più attuale come le storie di Rapunzel o Frozen raccontano di situazioni in cui le protagoniste da situazioni di costrizione passano a condizioni di libertà e rinascita…».
Siamo immersi nelle “notizie” e così i nostri bambini. È opportuno dare un limite anche a questo?
«È bene non esporre i bambini e gli adolescenti a tutti i messaggi dei mass media che invece devono essere filtrati dai genitori. Anche gli adulti non devono saturarsi di informazioni. Inoltre, i nostri ragazzi non avevano bisogno di essere ulteriormente stimolati ad utilizzare per così tanto tempo i device essendone già predisposti alla dipendenza o all’utilizzo eccessivo. Pur considerando che essi fanno parte integrante del mondo attuale le relazioni tra pari e con gli adulti in contesti non “virtuali” non sono sostituibili. E la Dad dunque non può essere un alternativa equivalente alla scuola».
Consigli pratici?
«In questi quindici giorni i bambini devono continuare a mantenere le routine scolastiche. Mamma e papà non sostituiscono la maestra, ma cercano di riprodurre e conservare quanto più possibile i ritmi della quotidianità “normale”, soprattutto con i piccoli. La routine, alzarsi, fare colazione, lavarsi, vestirsi, giocare, fare i compiti danno struttura al tempo e allo spazio e così si contiene l’ansia anche negli adulti».
Le emozioni che ci attraversano da un anno a questa parte sono molte e non tutte facili da gestire…
«Bisogna dare possibilità ai bambini di esprimere le emozioni. Sta all’adulto trasformare quelle emozioni specie quelle di sofferenza, come la paura, in forza e resilienza. Dobbiamo sempre pensare inoltre a noi stessi come genitori e adulti sufficientemente buoni, non perfetti. Un adulto lucido non può negare che questo momento sia difficile ma dalla consapevolezza dei suoi limiti e della sua fragilità acquisisce le capacità per resistere e per chiedere aiuto se sente di non farcela».
Cosa pensa della chiusura delle scuole?
«I pedagogisti e gli psicologi hanno già rilevato un importante aumento di problematiche legate alla regolazione emotiva, ai disordini alimentari, alla dipendenza da devices fino a tendenza a isolamento e schietta depressione; le molte situazioni di fragilità connaturate all’età adolescenziale o alle crisi familiari si sono esacerbate. Forse la gravità delle conseguenze legate alla chiusura delle scuole non è arrivata a chi ha preso questa decisione come, spesso, prima soluzione al contagio. Le scuole erano l’ultimo luogo da chiudere, non il primo».
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