Bianchini a Sugarspritz: «Vi trascino nel mio bosco inquieto»

L’insegna è impronunciabile, Sugarspritz. Decisamente uno scioglilingua. A issarla sulla parete nobile del Visionario ci hanno pensato il Cec e Sugarpulp, avanguardia letteraria espressione della narrativa nera del Nord-Est.
Musica live, tantissimo cinema horror e chiacchiere colte se il contendere è la parte oscura. Tutto concentrato in una serata, quella di ieri, tanto per essere concreti. Si son fatti vivi gli scrittori della scuderia: Morozzi, Strukul, Skert, Porazzi e Odoni.
Il percorso obbligato fa scendere il flusso umano dal bar alla sala Astra. Tocca al cinematografo, dopo il sound di Simone Piva & I Viola Velluto.
Assicurata l’anteprima di lusso: Oltre il guado, il film di Lorenzo Bianchini, uno che la tensione la sa maneggiare. I fan friulani conserveranno senz’altro in libreria i dvd di Lidrîs cuadrade di trê e di Custodes Bestiae. Gli ultimi frequentatori del rave se ne sono andati portandosi dietro la Claudia Gerini della Tulpa, il denso e sexy noir di Zampaglione.
Lorenzo s’infila nel bosco e lo sguardo è il suo, sebbene l’alter ego sia un naturalista. D’altronde, lui racconta di aver vissuto un’infanzia nella macchia, «i nonni abitavano a Monteprato, sopra Nimis, e nessuna location è mai stata così familiare quanto quella».
Dire horror di Oltre il guado è inesatto. O per lo meno lontano dall’essere uno splatter come tanti. Violenza subito e tanta. No, niente macelleria, fortunatamente. Bianchini agisce con l’attenzione massima per le attese. «Spesso intenzioni e risultati non collimano. Oddio, spero tanto stavolta sì». Lo confortiamo. Visto e assimilato con inquieto piacere, il suo noir che sbatte sul paranormale. Il clima teso s’intensifica sequenza dopo sequenza.
«Attraverso la solitudine di un uomo volevo dimostrare la potenza della natura. Non puoi sfidarla».
Il camper si fa inghiottire dalla boscaglia. Scende un tizio ben organizzato a curiosare scientificamente la fauna autoctona. Cinghiali, cervi, volpi. Strane morti, ferite profonde sugli animali. Il cielo scaraventa giù pioggia e pioggia, il fiume s’ingrossa e se stai dalla parte sbagliata, addio. Il tizio (Marco Marchese non è un professionista, ma far di meglio è dura) si rifugia nelle interiora di un paese abbandonato che trattiene un passato malefico.
«Non mi sono curato troppo di dare un senso preciso alle azioni, ho preferito la sospensione di certi pensieri. Ognuno può sbizzarrirsi nelle ipotesi». Una première udinese, certo, eppure Oltre il guado si è già conquistato una vita propria negli altrove festivalieri, posti utili agli indipendenti come Bianchini per far bottino. Se lo sono pigliato volentieri il “Taormina Film festival” e la celebrata rassegna canadese “Fantàsia” (menzione speciale della giuria). Di viaggi, a quanto pare, la pellicola dovrà farne parecchi. Mete confermate Dresda, Usa, Messico, Spagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda. «I credits sono fondamentali - spiega il regista - utili passepartout. Tant’è che il “Lincoln Center” di New York ci ha offerto una proiezione. Senza una consistente raccolta punti, nessuno ti telefona, nemmeno per chiederti come stai».
Beh, e l’Italia? Sempre così. Nemo propheta in patria. «Non disperiamo, i contatti non mancano. La pazienza è un virtù richiesta. Ci stiamo armando».
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