Bersaglieri, festa tricolore per 80 mila
Scia colorata dagli ultraleggeri e abbraccio dal maxischermo agli uomini in Libano
Doveva essere una festa di popolo e tale è stata. Almeno 30 mila fanti piumati hanno sfilato per oltre due ore e mezza tra due ali di folla (sono stati stimati 50 mila spettatori), ieri mattina a Pordenone. Il 56° raduno nazionale dei bersaglieri è terminato con un bilancio oltremodo lusinghiero. Fumi tricolori dal cielo e dalle “carriole”, coriandoli tricolori dai “cannoni” di piazza XX Settembre, migliaia di bandierine nelle tribune e lungo le strade. Pordenone per un giorno ha abbandonato la sua consueta “timidezza” e ha dimostrato ai fanti piumati tutto l’affetto possibile. Nessuna sbavatura, commoventi incontri tra ex commilitoni e, al termine, qualche lacrima di nostalgia. «Saremo in tanti, ma faremo veloci perché passeremo di corsa» aveva anticipato il presidente dell’Associazione nazionale bersaglieri, Benito Pochesci, e così è stato. I fanti piumati sono passati tra un ininterrotto applauso protrattosi per oltre un paio d’ore e proiettatosi in tutto il mondo grazie alla diretta di Telepordenone anche sui canali Sky. Tra i primi a sfilare i militari dell’11° di stanza ad Orcenico Superiore rientrati dal Libano sabato mattina: «Nel Sud del Libano – ha detto il comandante Michele Cittadella – la gente adesso conosce la pace». Onori ai gonfaloni – Provincia, Comuni di Pordenone, Casarsa, Cordenons, Pasiano, Porcia, Roveredo, Sacile, San Giorgio di Nogaro, San Vito, Zoppola, Fontanafredda, Fiume Veneto e San Giovanni Rotondo – quindi l’arrivo del Capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Fabrizio Castagnetti, e del sottosegretario Roberto Menia. Lettura dei messaggi del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano («Le fiamme cremisi hanno fatto la storia nazionale e dell’Esercito»), del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi («L’Italia sa di poter contare su questi “soldati del popolo”») e del ministro della Difesa, Ignazio La Russa («Pordenone è sede storica di militari»). In diretta dal Libano sono giunti, attraverso un maxischermo, i saluti del comandante della Brigata Ariete, Paolo Ruggero, e del comandante di reggimento, il pordenonese Stefano Del Col (che scelse di diventare bersagliere quando, da bambino, vide i fanti piumati arrivare in stazione) che ha auspicato che «lo stile del bersagliere continui nel tempo». Dal palco, il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, ha ricordato «il grande patrimonio dei bersaglieri per la città» e rivolto un saluto all’avvocato Mario Coiro, presente, tra coloro che entrarono a Trieste nel 1954. Il presidente dell’Anb, Benito Pochesci, ha rivissuto «gli anni trascorsi alla caserma Martelli di Pordenone – quando i nostri soldati partirono per Longarone e per il Friuli terremotato –, il maestro di fanfara pordenonese Luigi Imelio e i militari in missione». Ha parlato di «uno straordinario cuore che batte in tutta Italia» il sottosegretario Menia, «grazie a un tripudio di piumetti»; ovazione quando ha ricordato l’opera dei bersaglieri per «la seconda redenzione di Trieste». Il generale Castagnetti ha invece richiamato «il profondo affetto che i friulani hanno sempre dimostrato per le Forze armate». Due pattuglie di ultraleggeri hanno coperto con i fumi tricolori la città (ce n’erano anche uno, del 1941, della Royal Air Force e uno, del 1942, dell’Usa Air Force) e via alla sfilata. Sotto il palco d’onore sono passati giovani di ieri e di oggi e i reduci: suddivisi in sette scaglioni, dal Sud al Nord, e tutti a passo di corsa, scandito da 65 fanfare al suono di “Flik Flok”. Dei reparti in servizio ha sfilato l’11° reggimento: a correre anche un reduce della battaglia di El Alamein, Pasquale Cipriani, 85 anni e il senatore del Partito democratico Mauro Del Vecchio. Tutti in piedi per il passaggio del nucleo dei sopravvissuti ultra 75enni dell’ingresso a Trieste, per l’omaggio al piumetto del cappellano del 3° reggimento monsignor Agostino Bonadeo e per i bersaglieri impegnati in Libano nella prima missione di pace, tra il 1983 e l’84. Dalla Campania alla Sicilia, dalla Puglia alla Lucania, via via è stato risalito lo stivale fino a Lombardia, Piemonte e Veneto, regioni che contano le sezioni più numerose: tante “carriole” del primo conflitto mondiale, quindi i fanti piumati della “città dei Mille”, Bergamo e di quella del Tricolore, Reggio Emilia. Con il gruppo del Friuli Venezia Giulia, a passo di corsa, ha sfilato anche Bolzonello, “ripassato” con la sezione di Pordenone, che ha chiuso la manifestazione mentre i cannoni sparavano una pioggia di coriandoli tricolori che hanno coperto tutto il centro. Dietro le transenne scendevano lacrime di commozione sui volti della gente, compresi i molti parenti che da tutto lo Stivale hanno raggiunto Pordenone con i loro bersaglieri. Arrivederci al 2009, quando il raduno nazionale sarà ospitato a San Giovanni Rotondo.
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