Benzinai: utili di 5 cent al litro Ma non tutti fanno sciopero

L’adesione allo sciopero dei benzinai non è stata totale, tanto che ieri, in città, non era difficile trovare un distributore aperto.

In viale Ledra, per esempio, così come in viale Duodo e in via Martignacco le pompe di benzina e di diesel hanno continuato a funzionare regolarmente. Disagi minimi, quindi, per i cittadini, anche se molti si erano già attrezzati facendo il pieno alle auto nella giornata di martedì. In una situazione già di per sé difficile, chi ha scelto di tenere le serrande alzate, l’ha fatto per evitare di far andare in fumo l’incasso di due giornate di lavoro.

Bruno Bearzi, presidente nazionale della Figisc Confcommercio, la Federazione dei distributori di benzina, prova a dare qualche percentuale sullo sciopero, che proseguirà fino alle ore 6 di venerdì 8 novembre. «Da quanto mi hanno riferito – afferma – su Udine siamo attorno all’80% di adesione, mentre in provincia il dato scende tra il 60 e il 65%. Un risultato che ci aspettavamo».

A interessare alla Figisc Confcommercio, che insieme con la Faib Confesercenti e alla Fegica Cisl ha proclamato lo sciopero, era accendere i riflettori sulle difficoltà che stanno vivendo gli operatori del settore. Tra le criticità segnalate, ci sono la riduzione progressiva degli utili (3 centesimi lordi al litro per il “fai da te”, 5 centesimi lordi per il “servito”) e l’aumento dei costi di gestione. Senza dimenticare la concorrenza sleale di chi rivende a prezzi concorrenziali il carburante importato dall’estero spacciandolo per olio lubrificante.

In Friuli Venezia Giulia, in totale, sono attivi 461 impianti, 254 dei quali solo in provincia di Udine. «Grazie a questo sciopero chi di dovere sta cominciando ad aprire gli occhi – aggiunge Bearzi, che ieri ha partecipato a Roma alla protesta nazionale degli operatori di settore –. Stiamo portando avanti una battaglia per noi, ma anche per i cittadini, visto che l’introduzione nel nostro Paese di almeno 6 miliardi di litri all’anno di carburante “clandestino” vale poco meno di 5 miliardi di euro sottratti all’erario, tra accise e Iva». Soldi che se arrivassero nelle casse dello Stato, potrebbero servire per diminuire il costo del carburante, aumentando la marginalità per gli addetti ai lavori. —

Alessandro Cesare

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