Bellini: sorrisi ironici e sospetti, danno grande

L’ex direttore Ersa oggi manager di Casarsa: perderemo quote di mercato, tanti pronti a soffiarci clienti
Anteprim Prepotto 30 Maggio 2010. Cantine aperte Ronchi di Poianis.Telefoto Copyright /Foto Agency Anteprima Udine.
Anteprim Prepotto 30 Maggio 2010. Cantine aperte Ronchi di Poianis.Telefoto Copyright /Foto Agency Anteprima Udine.

UDINE. Adesso Mirko Bellini è un manager (direttore vendite) della storica cantina produttori di Casarsa, una vera e propria istituzione. Ma nel recente passato Bellini è stato anche nella stanza dei bottoni, braccio destro all’Ersa dell’ex assessore leghista all’Agricoltura Claudio Violino, quello del Tipicamente friulano, per chi non se lo ricordasse. Il suo post su Facebook di qualche giorno fa riguardante la Sauvignon connection, ha suscitato scalpore.

«Meglio una birra che un Sauvignon friulano - aveva scritto citando un episodio che lo aveva visto protagonista e che aveva raccontato -. Questa la battuta di benvenuto da parte di un ristoratore italo-tedesco a Monaco con sorriso annesso. La parte più brutta era la coppia di tedeschi seduti nel tavolo accanto, mentre noi assieme al cliente parlavamo, il signore tedesco che conosceva la storia del Sauvignon interveniva nel discorso e la moglie lapidaria concludeva la frase con “i soliti italiani”. Bella figura di... La parte che più dà fastidio però sono i moralisti che scrivono e soprattutto il fatto che tutti cadono dalle nuvole. I brusii c’erano da anni, circolavano dal 2012 rumoreggiavano tutti nel Vinitaly 2013 ed era argomento pubblico nel 2014».

Oggi Bellini conferma e avverte: questa storia sta facendo danni rilevanti al comparto. «Da lunedì a oggi mi hanno chiamato più di cento agenti di tutta Europa - afferma - per chiedermi informazioni, dettagli, retroscena. Abbiamo preso una bella legnata che metà basta, purtroppo. La ricaduta negativa c’è già stata. E non ha investito solo il Sauvignon, ha intaccato l’immagine di tutto il cosiddetto “Vigneto Friuli”. Il discorso che ci fanno è sempre il solito e si conclude con “eh, voi friulani...”.

E poi partono i sorrisini ironici e la diffidenza. Non è un bel momento, per chi lavora in questo settore e deve affrontare ogni giorno decine e decine di clienti e agenti, è una sfida». Da Casarsa escono ogni anno 16 milioni di bottiglie di vino e piazzarle in giro per il mondo non è sempre comodo. Figurarsi se c’è uno scandalo di mezzo. Bellini, in tutto questo tsunami, vede uno spiraglio.

«C’è una fortuna - ammette -: le aziende coinvolte nell’inchiesta della magistratura non sono tra i nomi top, di vertice, nè per quantità di vino prodotto, nè per la qualità complessiva. Anzi direi che tutto sommato il problema è circoscritto nella Doc dei Colli Orientali, tranne qualche eccezione. Quanto tempo ci vorrà per uscirne? Mah, dipenderà molto dalla forza di reazione delle grandi aziende, dalla conclusione dell’indagine e dall’impatto mediatico. Certo adesso con Internet è tutto più amplificato, una notizia così gira subito e dappertutto. In questa prima settimana siamo andati giù parecchio».

Già perchè per ritagliarsi una quota di mercato significativa ci vogliono anni di fatiche e lavoro, poi basta un niente per perderla. E la concorrenza è spietata: se tu per un motivo o per un altro non vendi più il Sauvignon, il ristorante o il supermercato in Germania o negli Stati Uniti lo compera da un’altra parte». Infine alcune considerazioni sul “preparato” magico che l’enologo Ramon Persello avrebbe venduto alle varie cantine, non dannoso per la salute, come ha specificato il Pm.

«Dicono che non fa male - aggiunge l’ex direttore Ersa - ma neanche andare a 140 all’ora in autostrada fa male, però è vietato, visto che il limite è di 130. In Nuova Zelanda, altro Paese molto vocato per il Sauvignon, so che certe sostanze sono consentite. Al momento non sappiamo se quelle utilizzate in Friuli siano le stesse o simili o altro ancora. Lo sapremo dopo il passaggio in laboratorio. Penso che sarebbe incredibile se non ci fosse niente e un magistrato prendesse un abbaglio così grande. Ma ripeto, anche se dovesse trattarsi di una bolla di sapone, il danno è già stato fatto. Ed è grande».

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