Battaglia legale tra nobili per villa Lovaria

UDINE. Non c’è pace a Villa Lovaria, la sontuosa dimora veneta del Seicento che, appena pochi mesi fa, sembrava destinata a ospitare 38 richiedenti asilo.
I dissapori tra Alessandro Viscovich, erede universale di Antonio Lovaria, e il conte Francesco Lovaria, discendente dalle nobile famiglia, sono finiti davanti al giudice di pace, dopo essere approdati alla Procura che ha aperto un’inchiesta giudiziaria sulle presunte violazioni alle norme del codice dei beni culturali che ne vietano l’utilizzo quando non sia compatibile con il loro carattere storico o artistico.
La vicenda sulla quale il giudice di pace Elisabetta Kraus è stata chiamata a esprimersi riguarda un episodio che risale al 14 novembre del 2013 proprio a villa Lovaria.
All’origine della disputa c’era un disaccordo sul pagamento delle pigioni della storica dimora e la divisione ereditaria, posto che Viscovich era diventato erede universale.
Al fatto aveva assistito anche il conte Antonio, deceduto pochi mesi dopo. In quella animata discussione i toni si erano alterati ed erano volate parole grosse, poi, dalle parole si era arrivati ai fatti tanto che il conte Francesco Lovaria in quel frangente avrebbe intimato a Viscovich di andarsene e quest’ultimo sarebbe stato anche spintonato.
Da qui il contenzioso che ha portato Viscovich e Lovaria davanti al giudice di pace, quest’ultimo accusato di ingiurie e percosse in relazione all’episodio del 14 novembre 2013. Non è che il primo di una serie di procedimenti che dovrebbero approdare dinanzi al giudice in seguito a una serie di querele reciproche e incrociate che i due eredi hanno presentato all’autorità giudiziaria in relazione alle profonde divergenze sulla gestione della dimora storica di Pavia di Udine, interamente vincolata alla tutela delle Belle Arti.
Ieri, il giudice ha ritenuto di assolvere con formula piena il conte Francesco Lovaria dall’accusa di ingiurie e di condannarlo a 300 euro di multa per l’accusa di percosse, cui è stato aggiunto un risarcimento pari a 250 euro per la parte civile, il giudice ha inoltre accordato la sospensione condizionale della pena.
Ma approderanno presto in tribunale ulteriori procedimenti per fatti analoghi che vedono i due eredi scambiarsi il ruolo di accusatori e accusati. Fra tutte le vicende, quella sulla quale la Procura della Repubblica di Udine ha aperto un’inchiesta che è alle sue battute finali e che riguarda la destinazione storica della villa.
Il fascicolo, che è finito sul tavolo del pubblico ministero Viviana Del Tedesco è stato aperto in seguito alla denuncia querela presentata dal conte Francesco Lovaria (proprietario assieme al fratello Andrea e alle sorelle Anna e Isabella del 60 per cento della villa) assistito dall’avvocato di fiducia Maurizio Miculan, cui ha fatto seguito l’esposto presentato dalla Croce rossa.
Il reato ipotizzato nella denuncia riguardava la destinazione di beni culturali per uso incompatibile con il loro carattere storico e artistico.
Il conte, in quel frangente, aveva anche chiesto il sequestro preventivo della porzione di proprietà che Viscovich, a sua insaputa, aveva destinato al ricovero di 38 richiedenti asilo attraverso i contratti stipulati con la Prefettura e la Croce Rossa, in relazione a due appartamenti di 265 e 396 metri quadrati in cambio di un canone annuo di 54 mila euro.
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