«Basta confini, il nostro orizzonte è il mondo»

PERCOTO. Altroché rivalità tra Udine e Pordenone. Mentre certa politica, anche interna alle categorie economiche, si “azzuffa” nell’irrisolta disputa tra le due province divise dal Tagliamento c’è chi, nel cuore del Friuli, di questa litigiosa regione si prepara ad esportare ancora una volta l’immagine. «Scusi sa, ci possiamo sentire tra un’oretta, sto finendo di provare il pranzo per il premio». Non c’è sabato che tenga per il cavaliere Giannola Nonino.
Anche ieri, la lady della grappa si trovava regolarmente al lavoro, impegnata in preparativi per il 31 gennaio, giorno in cui Ariane Mnouchkine, la “mamma” del Thèatre du Soleil, a Percoto riceverà il premio Nonino. Sarà un evento nell’evento, considerate le 40 edizioni che quest’anno taglia il prestigioso riconoscimento, pronto ancora una volta a promuovere l’immagine dell’azienda e del Fvg.
«Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo imparare a fare sistema, superare la logica delle poltrone, evitare gli sprechi», attacca con fervore la signora saltando con nonchalance dall’italiano alla marilenghe, passando per il dialetto udinese. Il piglio è quello della leader, d’azienda però, visto che alla politica l’imprenditrice ha sempre preferito il lavoro al fianco del marito Benito e delle sue “bambine”. «Fatto salvo il periodo della distillazione, viaggiano per il mondo come “matte”», dice Gianola delle figlie e da qui partiamo.
In uno scenario sempre più globale ha ancora senso dar fiato alle “antiche” rivalità tra Udine e Pordenone?
«No nel modo più assoluto. Anzi, è doveroso ampliare gli orizzonti. Così come lo è fare sistema, ma non è facile. In Fvg c’è sempre stata solidarietà tra le famiglie, di contro tra le varie categorie imprenditoriali esistevano, speriamo non più, antagonismi, gelosie, rivalità. Una volta il senatore Mario Toros ci disse a proposito del friulano: “Salt, onest, lavorador e fevela mal dal fradi sot de nape”. Noi Nonino l’abbiamo toccato con mano. Mi auguro appunto che rivalità e gelosie siano superate. Dobbiamo diventare cittadini del mondo mantenendo saldo il legame con le nostre origini. In gioco c’è il bene della regione, dell’Italia, nel mondo intero».
Bando alle rivalità dunque, ma anche ai doppioni...
«Sposo appieno la proposta del presidente di Danieli, Gianpietro Benedetti. Come facciamo a chiedere alla politica di tagliare le spese e concentrare i vari uffici se non lo facciamo noi per primi? Sono favorevole ad un’associazione regionale del Fvg - non del Triveneto – perchè avrebbe meno spese e potrebbe usare i soldi incassati per andare incontro alle necessità degli imprenditori, specie di quelli più piccoli che non possono permettersi nemmeno di far fronte alla quota associativa».
Vale solo per gli industriali?
«Vale per tutto. Dalle municipalizzate alle fiere, dalle province ai Comuni e così via. L’unione fa la forza: saremmo più forti e avremmo più mezzi. Dobbiamo dare l’esempio alla pubblica amministrazione di scelte virtuose per poter pretendere che il Governo metta in atto questo fin dall’inizio».
Serracchiani?
«Devo ammetterlo, all’inizio ero un po’ scettica. Trovavo assurda la sovrapposizione di ruoli, diffidavo della sua giovane età e invece oggi ne apprezzo la determinazione. E’ una persona sana, nel senso di rispettosa dei valori, del lavoro, della meritocrazia, delle esigenze, di questa nostra regione. Ha però davanti sé tante muraglie da superare».
Comprese le divisioni al di qua e al di là del Tagliamento...
«Che hanno però il tempo contato. Sono un’inguaribile ottimista e credo che la vera svolta l’avremo grazie ai giovani che non si sentono di Udine, di Pordenone, di Trieste o Gorizia, bensì cittadini del mondo. Spero che i tanti cervelli in fuga siano messi nelle condizioni di rientrare, andando a formare una classe dirigente nuova, perché rivalità e compromissioni sono figlie di un modo di pensare vecchio, che sarà spazzato via dai nostri ragazzi, forti però - e questo è fondamentale - delle proprie radici».
Valori celebrati dal premio Nonino, anche se Mauro Corona, critica la mancanza di premiati friulani. E’ vero?
«Sì ed è un rammarico. Se infatti i primi anni abbiamo insignito del Premio molti friulani, ricordo Sgorlon e Bartolini tra gli altri, ultimamente si è privilegiato un orizzonte internazionale, ma per una ragione semplice: lo statuto prevede che il premiato non debba aver ricevuto altri riconoscimenti in Italia nei due anni precedenti, il che ci limita moltissimo e ci ha di fatto impedito fin qui di attribuire il Nonino a prestigiosi uomini di cultura della nostra amata “Piccola patria” che stimiamo moltissimo. Ci rifaremo in futuro».
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