Barcollo, il titolare si arrende: chiudo
La decisione dopo la bocciatura della seconda richiesta di dissequestro: ho già perso troppi soldi
Il Barcollo non riaprirà più. In via Mercatovecchio 41 quindi niente più aperitivi universitari e serate di musica con i dj più noti in città. Dopo che il tribunale del riesame ha respinto la seconda richiesta di dissequestro, il titolare del locale Michele Cattarossi ha infatti deciso di dire basta e abbassare le saracinesce, questa volta per sempre. «Aspettare ancora non ha più senso, considerato che ho già perso migliaia di euro – spiega -; tra mancati guadagni e costi fissi il danno subìto a causa di questo provvedimento infatti è incalcolabile. Ma non intendo arrendermi e a breve spero di riaprire un altro locale, magari sempre in centro». L’avventura del bar di via Mercatovecchio invece può considerarsi definitivamente conclusa. «Il Barcollo è nato qua – assicura Cattarossi - e muore qua. Al massimo, se i giudici me lo permetteranno, aprirò una caffetteria». Dopo aver lavorato come barista in diversi ambienti, per coronare il suo sogno di gestire un locale nel centro storico di Udine Cattarossi ha investito una somma vicina ai 200mila euro grazie anche all’aiuto della sua famiglia. Per quasi tre mesi il sogno del 22enne di Nimis è diventato realtà. Il bar andava bene e in poco tempo era diventato un punto di ritrovo abituale per molti universitari, giovani e giovanissimi. Ma in un attimo il sogno è andato in frantumi e da quando il locale è stato posto sotto sequestro il 26 marzo scorso Cattarossi è rimasto senza un lavoro insieme ai suoi dieci dipendenti. Una decisione che il titolare non riesce ad accettare e che ha scatenato anche la protesta dei “Giovani a Udine”, sfociata prima con una raccolta di firme virtuali su internet grazie al social network di facebook per “salvare i locali del capoluogo friulano” e poi con una parata per le vie del centro che ha visto la partecipazione di centinaia di persone e a cui ha fatto seguito anche un incontro con il sindaco Furio Honsell. Tutto inutile però, almeno per il Barcollo. «Spero che non capiti a nessuno quello che è capitato a me – prosegue Cattarossi – e che anche il diritto al lavoro dei baristi venga tutelato, ma è difficile accettare una decisione del genere quando in città ci sono molti altri locali che svolgono lo stesso tipo di attività, con le stesse modalità. Di fatto chi oggi decide di aprire un locale e di fare un investimento sa che se ha la sfortuna di avere un vicino particolarmente sensibile rischia di veder andare in fumo da un momento all’altro tutto il suo lavoro. E senza alcun preavviso o possibilità di rimediare». Da quando, a partire dal 31 dicembre, Cattarossi è subentrato nella gestione del Barcollo come socio unico della Smile srl, il locale non è mai stato multato. Tutte le diatribe col vicinato, i sequestri e le multe riguardavano la gestione precedente alla sua. Ed è proprio questo fatto a lasciare senza parole Cattarossi: «Se mi avessero avvisato che la musica era troppo alta o che c’erano problemi con gli schiamazzi avrei cercato di fare qualcosa per risolvere il problema – dice – e invece senza alcun preavviso mi sono trovato il locale chiuso».
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